Il pugilato azzurro finisce al tappeto. Cappotto per un ritorno con zero medaglie

Il presidente D'Ambrosi: «Molte attese, andate tutte deluse»

Il pugilato azzurro finisce al tappeto. Cappotto per un ritorno con zero medaglie
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Cappotto. Nel senso tutti a casa. La boxe italiana saluta le Olimpiadi. Fino a quando? Non si sa. I Giochi di Los Angeles 2028 hanno già fatto pollice verso, ma chissà che Cio e Iba non riescano, in qualche modo, a deporre le armi nel nome di uno sport che propone tradizione e piace alle tv. Intanto i pugni italiani chiudono con uno zero in casella che mette tristezza. «Non è stata una Olimpiade fortunata. Siamo partiti con 8 atleti e molte attese. Sono andate deluse», dice il presidente federale D'Ambrosi.

A Tokyo 2021 il bronzo di Irma Testa aveva salvato le apparenze, se non la faccia. Stavolta non basteranno le proteste per arbitraggi stravaganti e divaganti a cancellare uno zero pesante. Ammette il numero uno: «Ci vorrà un nuovo assetto organizzativo, gli atleti hanno mostrato criticità». Gli uomini non prendono medaglie da tre edizioni: dopo Londra 2012 il diluvio. Anche peggio Tokyo 2021 dove sono rimasti tutti a casa e i pugni rosa hanno salvaguardato l'onor patrio. «Stavolta doveva essere una spedizione molto forte. La più forte di sempre si era detto: ed ho tremato» racconta Emanuele Renzini, ct a mani vuote ma con l'idea che i maschi stiano tornando.

L'ultima chance se l'è giocata Diego Lenzi, colosso bolognese di 22 anni, che da giovane gli amici facevano pacioso: poi i pugni lo hanno reso meno pacioso. Aveva scelto Parigi per conquistare una medaglia: idea sventolata dopo la qualificazione a Busto Arsizio. Aveva la chance ma Nelvie Raman Tiafack, gigantone nero di passaporto tedesco e nascita camerunese, gli ha rubato l'idea. Fisicamente imponente, ha mandato il nostro in confusione anche sul piano fisico. Tre round subito indirizzati da una giuria severa, partita da un 4-1 eccessivo per il tedesco. In questi casi il match è già segnato: lo dice il 5-0 finale. Le giurie sono state un avversario in più per la spedizione. «Non ci capisco più niente. C'è poca uniformità di giudizio. Quali sono i criteri di valutazione?», ragiona il ct. Forse non a torto.

La federazione internazionale dovrebbe darsi una bella regolata. Qui si recita a soggetto. La nostra boxe aveva creduto in Aziz Abbes Mouhiidine per riaprire il medagliere maschile. Irma Testa è andata fuori giri per controverse valutazioni.

«Verdetti inconcepibili e gestione opinabile delle regole tecniche sull'ammissione», ecco i colpevoli secondo il presidente.

Le regole si conoscevano, i verdetti sono il buco nero da decenni. C'era il tanto per credere, la boxe è rimasta con il poco per sperare. Il futuro olimpico incerto non aiuta. Alla fine ha lasciato il segno il «caso Carini».

È partito e volato di tutto, tranne i pugni.

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