La curva amica alla fine grida soltanto vergogna e abbandona per protesta il secondo anello. È una scena davvero umiliante per quelli che vestono la maglia gloriosa del Milan sentire quel coro condiviso da gran parte dello stadio (in 50 mila presenti) che fischia e abbandona deluso in anticipo lo stadio. Mai vista una resa così avvilente nemmeno ai tempi del Milan più arrendevole di Farina precipitato in serie B. La serata è quella sognata da Montella per una rivincita personale inseguita da mesi e che certifica la crisi nerissima del Milan che coinvolge tutti, squadra, dirigenti e tecnico. Nessuno può chiamarsi fuori.
Peggio di così non può cominciare la serata del Milan e di Giampaolo. Perché prima che la Fiorentina meriti l'1 a 0 con la padronanza del palleggio e la sicurezza difensiva, ci sono due sfondoni rossoneri che spalancano la porta di Donnarumma, unico a salvarsi con un paio di prodezze inutili, agli attacchi viola. Prima Bennacer, poi Calhanoglu regala palla a Ribery, incursione frenata dal portierone rossonero, nello sviluppo Bennacer provoca il rigore su Chiesa che Pulgar non può che trasformare con glaciale precisione. A quel punto ricomincia il calvario del Milan che non trova più il bandolo del gioco lasciato a Torino e perso puntualmente. Il gruppo di Giampaolo si scompone, si disunisce, replica errori banali nei passaggi più elementari, firma un solo tiro in porta (Suso) e rischia di prendere, in contropiede, anche il raddoppio dei viola in maglia verde. Verde come i sorci visti dai milanisti che all'intervallo finiscono sepolti da un uragano di fischi, meritati tutti. Invece la Fiorentina con Montella che si agita e chiama i suoi a rammendare il gioco e a puntare soprattutto a destra dove Lirola e Chiesa fanno coppia fissa, amministra senza sbavature gioco e spazi come si conviene a una squadra uscita dal tunnel della crisi dopo l'orribile inizio.
Sempre più avvilente, se possibile, è l'incipit della ripresa con l'espulsione di Musacchio per fallo vendicativo su Ribery (in precedenza riceve una spinta dal francese): Giacomelli opta per il giallo, Maresca lo richiama al Var e così l'arbitro trasforma il giallo in rosso. Cattivo e pericoloso il fallo, bisogna dirlo. A quel punto, ridotto in dieci, dopo la sostituzione avvenuta all'intervallo di Kessiè, spremuto come un limone, con Krunic, Giampaolo richiama l'inutile Piatek per sistemare la difesa con Duarte. Le conseguenze sono sempre più avvilenti per il Milan bucato puntualmente in contropiede prima con Castrobvilli e poi con l'applaudito Ribery che chiude la storia della partita e forse anche la discussa stagione di Giampaolo.
Già perché la quarta sconfitta su sei partite, tre consecutive, non può non lasciare il segno sulle scelte di mercato della società, sul gruppo fragile come un grissino e su Giampaolo infine coinvolto in questa disfatta. Da salvare solo Gigio Donnarumma che para a metà ripresa il rigore di Chiesa (provocato sempre dallo sciagurato Bennacer) e Leao che da solo firma il suo primo sigillo, inutile quanto amara consolazione.
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