Un anno fa l'esonero di Josè Mourinho, l'inizio della parabola discendente e del caos in casa Roma che stenta ancora a uscire dalla crisi. I risultati, gli alibi e il rapporto con la squadra furono alla base del divorzio con lo Special One, il primo allenatore a riportare un trofeo nella bacheca giallorossa dopo 14 anni. «Avrei dovuto lasciare la Roma dopo la finale di Budapest, non l'ho fatto e ho sbagliato», ha confessato Mou in una recente intervista riferendosi a quella sfida europea persa ai rigori e con tante polemiche sull'arbitraggio.
Da allora tre allenatori cambiati nel giro di dieci mesi: prima l'arrivo dell'icona Daniele De Rossi, «giubilato» agli albori di questa stagione nonostante un contratto triennale appena firmato, poi la squadra è stata affidata a Ivan Juric, uomo sbagliato nel momento e posto sbagliati, infine la chiamata a un tecnico tra i più amati nella Capitale, quel Claudio Ranieri che ha fatto dietrofront per amore di una squadra di cui è anche tifoso e che aveva allenato già due volte. Nel mezzo un direttore sportivo via via sfiduciato (Pinto), un altro in attività ma che appare quasi «commissariato» (Ghisolfi) e un Ceo dimissionario (Lina Souloukou, l'eminenza grigia di Trigoria rea di aver perso il controllo della situazione) ancora non sostituito: arriverà l'ex Inter Antonello probabilmente a febbraio, più avanti anche un altro ds.
E domani all'Olimpico sarà di scena il Genoa. Quasi un segno del destino: Mourinho rischiò già a settembre 2022 l'esonero dopo il 4-1 subito in casa dei Grifoni e lo stesso Ranieri (era il 20 febbraio 2011) decise di concludere in anticipo la sua seconda avventura sulla panchina giallorossa dopo il 4-3 incassato a Marassi dai rossoblù, frutto di un clamoroso ribaltone dopo il 3-0 iniziale.
Oggi il tecnico testaccino ha risollevato parzialmente la classifica della Roma e sarà chiamato a scriverne il futuro dalla scrivania. Scegliendo il nuovo allenatore per evitare, sperano i tifosi della Maggica, un altro caso alla Mourinho...
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