Non è più lo sport del popolo. Non principalmente. Sono sempre più frequenti le polemiche sui biglietti (prezzi, organizzazione sulla prenotazione o altro) per quel che riguarda le partite di calcio. E nella capitale, in tal senso, i motivi di discussione sembrano spuntare come funghi. Riuscire a seguire la Roma per la finale di Conference League (si giocherà a Tirana il 25 maggio, l'avversario sarà il Feyenoord) non sarà né semplice né economico. Anche a causa del bagarinaggio che ha fatto schizzare il costo dei biglietti su internet, riuscire a entrare in possesso dei tagliandi non è facile. La Roma, che nei giorni scorsi ha annunciato di voler regalare 166 biglietti ai tifosi che la seguirono nella rovinosa trasferta contro il Bodo Glimt di inizio anno (finì 6-1 per i norvegesi), ha messo in palio i restanti 1800 tagliandi attraverso un sorteggio fra gli abbonati. Tramite il sito della Uefa è però possibile il cambio di nominativo (e quindi di utilizzatore), motivo per il quale i singoli biglietti si trovano ora a prezzi esagerati (fino a 1500 euro), ma ci sono anche pacchetti da due tagliandi a 10mila euro.
Dall'altra sponda del Tevere, invece, le polemiche sono ormai all'ordine del giorno. Dopo lo sciopero dei laziali che non sono andati alla partita con il Milan proprio per protestare contro il carobiglietti, il presidente Lotito ha risposto stizzito. «Non è un problema del prezzo del biglietto - ha affermato -, capisco anche la crisi economica, ma se regalassimo tutti i biglietti non so se ci sarebbe il pienone».
In realtà i laziali detengono il record di presenze all'Olimpico (78.886 tifosi in Lazio-Foggia del 1974), ma contestano all'attuale società sia la mancanza di empatia (da tempo), sia il carobiglietti (da questa stagione). E il calcio non è più lo sport del popolo. Non principalmente.
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