"Roma, sognare si può. Non si gioca il 30..."

L'ex bandiera sprona i giallorossi, mercoledì in finale di Europa League. E ricorda "il ko coi Reds quel giorno di maggio"

"Roma, sognare si può. Non si gioca il 30..."

Sebino Nela, campione d'Italia nel 1983 con la Roma e due finali europee. Quali sensazioni si provano alla vigilia di gare prestigiose?

«Ne ho disputata una in partita secca e l'altra con sfide di andata e ritorno. Ovvio che siano diversi gli stati d'animo e che in quella doppia conti anche il risultato della prima gara. La sensazione più bella che provi a giocare queste partite è che te la sei meritata e che ti guardano tutti. Il mio ricordo è di una tensione giusta - anche se non vedi l'ora di scendere in campo il prima possibile per non far crescere l'ansia - e una preparazione accurata di tutto l'ambiente, sapendo che si gioca in un'altra capitale, con un pubblico diverso».

Rimpianti per le due finali perse?

«Sì, anche se quella del 1984 ci vide sconfitti ai rigori con un Liverpool tra i più forti della storia e l'altra del 1991 la lasciammo all'Inter non solo vincendo al ritorno ma anche giocando una delle più belle partite della storia giallorossa. All'andata non funzionò qualcosa, soprattutto a livello arbitrale, con un rigorino concesso ai nerazzurri. Mi consolo: ho vinto tanto con la Roma (lo scudetto e tre Coppe Italia, ndr)».

La differenza tra ieri e oggi?

«Credo che l'attesa sia la stessa, anche se oggi sei talmente bombardato di calcio che puoi sapere già tutto dei giocatori e delle squadre che vai a incontrare. Noi di sicuro non avevamo grandi conoscenze delle nostre avversarie straniere. Per il resto credo cambi poco».

Più facile o difficile arrivare oggi a una finale europea?

«Sinceramente non saprei, pur essendoci grande differenza tra la Champions e le altre competizioni. Di sicuro quello che serve sempre è un pizzico di fortuna, poi devi essere pronto a confrontarti con capacità, stili di gioco e calciatori diversi. Avere le tv che oggi ti fanno vedere tutto o quasi permette di avere maggiori conoscenze».

Meglio l'Uefa o l'Europa League?

«C'erano ottimi giocatori allora come adesso, è solo cambiato il modo di giocare, soprattutto sul piano della velocità. E poi i club sono sempre quelli».

Mourinho valore aggiunto in finale?

«L'allenatore portoghese ama avere più uomini che giocatori e ha fatto crescere molto tanti ragazzi dal punto di vista mentale e caratteriale. In questo senso lui ha già stravinto, credo che tutti i suoi calciatori sappiano cosa fare. Non possiamo certo pensare che giochi come il City ma in Europa ha passato il turno con merito e una buona organizzazione difensiva, oltre al sacrificio di tutti in campo».

Cosa cambia con o senza Dybala e Smalling, i giocatori di maggiore qualità della rosa?

«È chiaro che te la puoi cavare anche senza. Se ti mancano i migliori, sicuramente hai le contromisure. Poi parliamo di un difensore che fa la differenza da un anno e mezzo e di un attaccante che riesce a cucire il gioco, a fare gol e a cambiarti le partite».

Quante chance ha la Roma?

«Dipende da come si metterà la partita. Credo che più si andrà avanti, maggiori saranno le possibilità che avranno i giallorossi. Sanno soffrire e gestire le situazioni complicate».

Un pregio e un difetto di Mourinho?

«Non lo conosco molto, anche se lo ritengo una persona molto intelligente. Mi piacerebbe incontrarlo per fargli ottocento domande. Per conoscere pensiero, stile e filosofia di un allenatore bisognerebbe seguirlo in allenamento ma ormai è impossibile. Poi si dovrebbe andare oltre il campo e capire anche la gestione di gruppo e ambiente».

Secondo lei resterà a Roma?

«Per rispondere bisognerebbe sapere cosa si sono detti il giorno della firma. La base era un progetto triennale, poi bisognerà capire le risorse future del club. In stagioni ormai lunghe con tanti impegni, sarà necessario alzare il livello della rosa anche numericamente».

Vincere 40 anni dopo lo scudetto avrebbe un sapore particolare...

«Intanto è importante che si giochi il 31 maggio e non il 30 (sorride, ndr), in quel giorno perdemmo con il Liverpool... A Roma esiste ancora il sentimento, il nostro scudetto è stato ricordato e celebrato nella maniera migliore».

Un pronostico sulle tre finali?

«Credo che il City sia favorito sull'Inter, ma mi auguro che i nerazzurri possano fare l'impresa. Roma e Fiorentina se la potranno giocare bene: per i viola c'è il fascino di affrontare un'inglese anche se il West Ham non ha disputato una stagione indimenticabile. E i giallorossi sono arrivati in fondo con il loro efficace gioco difensivo».

Dove seguirà la finale?

«Sarò a Budapest come opinionista Rai, mi fa piacere perché mi sento apprezzato da un'azienda che mi dà questa possibilità. Di solito amo seguire le partite dal divano, stavolta non correrò il rischio di accendermi una sigaretta sul balcone in momenti importanti...».

Un giudizio sul caso Juventus.

«Credo sia folle quanto successo quest'anno, il discorso più importante adesso è quello delle tempistiche, tutto finora è stato molto a orologeria. Il caso stipendi è sicuramente più grave di quello delle plusvalenze per le quali mancano delle norme. E la cosa più brutta è che ci sono procure già attivate su altre squadre.

Vorrei vedere un campionato sereno e mi auguro quindi che qualsiasi decisione venga presa velocemente. Detto ciò capisco cosa hanno passato i giocatori della Juve, non è piacevole. Io personalmente guardo la classifica del campo, poi vedremo cosa succederà».

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