
L'anomalia non è la squalifica, ma la doppietta nella squalifica. L'uno-due sguaiato nella gara dei cartellini rossi. Quel primo e secondo al traguardo delle brutte figure con la Ferrari bacchettata su una mano e pure sull'altra e il record della doppia esclusione. L'anomalia è che dopo la vittoria di Lewis nella Sprint di sabato, gli uomini preposti a deliberare le monoposto, cercando di trovare la migliore prestazione possibile, abbiano commesso non uno ma due gravi errori. L'unica cosa non anomala, in quanto ampiamente prevista, è stata il contatto al via tra i due ferraristi costato l'aletta anteriore sinistra al monegasco. Prevista, perché la madre di tutte le anomalie di casa Ferrari è stata ingaggiare l'anziano più vincente di tutti, Hamilton, da affiancare al sempre meno giovane ma affamato più di tutti, Leclerc. Alta tensione e alta trasgressione garantite in pista. Viene quasi da pensare a un collegamento, che troppe siano state e siano le energie destinate a gestire l'ambientamento del campionissimo inglese che qualcos'altro sfugga poi in altri ambiti. La passata stagione Mercedes, un altro marchio che come Ferrari ha da perdere molto più di un Gp quando il proprio nome viene accostato alla parola squalifica e a furberie smascherate, diede addio per uguale motivo (il peso) alla vittoria di George Russell in Belgio. Clamore nelle ore successive e poi amen, pace, dimenticato. La triste doppietta ferrarista non consente la stessa benevolenza. Ma forse dovremmo mostrarla. Se non altro perché abbiamo passato anni chiedendole di osare e di andare ai limiti nell'interpretare il regolamento come facevano non solo in Red Bull.
Anche perché la Ferrari vista fin qui, dai proclami mondiali della vigilia milanese alle titubanze in Australia al trionfo nella sprint e i disastri di ieri, è talmente indecifrabile che potrebbe d'un tratto stupirci. In fondo sperarlo è gratis.
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