
Che cosa c'è di meglio della nostalgia? Alla Sampdoria hanno infine capito che è arrivata l'ora di pensare al futuro rivolgendosi al passato: Roberto Mancini torna ai momenti di gloria e di Doria, a lui è affidata la guida della squadra, non in panchina ma come massimo esperto di cose di football e di storie liguri, dall'Arabia a Genova, dai petrodollari alle palanche nostrane, il cuore comanda, il richiamo di una adolescenza e di una maturità eccezionali, sarà il supervisore tecnico del club, Evani l'allenatore e Lombardo il vice, si ricompone il trio, si sfoglia l'album di fotografie e di ricordi sognando di ripetere gesta e gesti di allora.
Il calcio moderno corre velocità feroci ma si accorge di finire fuori giri e fuori strada. La Sampdoria è stata una bandiera altissima del nostro calcio ridotta a cencio in mano ai soliti delinquenti che minacciano calciatori e dirigenti. Scivola verso una improbabile retrocessione la squadra che fu di Paolo Mantovani, il presidente che, intervistato da Il Giornale sulle spese grandiose di mercato, rispose: «Senta, ho deciso di fare un film su Gesù Cristo e non posso risparmiare sui chiodi della croce!». Erano i tempi di Vialli e Mancini, di Souness e Trevor Francis, erano i giorni di Vujadin Boskov, Genova per noi era un'idea bella, la parte sampdoriana regalava football e storie di lussi, uno scudetto, la coppa dei campioni persa in finale a Wembley per una stangata su punizione di Ronald Koeman, coriandoli festosi prima dell'umido scirocco, la macaia, scimmia di luce e di follia, foschia, pesci, Africa, sonno, nausea e fantasia come canta Paolo Conte che come tanti approdava sul golfo ligure alla scoperta di un mondo strano e diverso. Questa era la Samp, la Doria, la squadra dei ricchi signori contro il Zena, l'altra faccia del tifo, sanguigno, verace, meno altezzoso.
Oggi la cronaca non concede fantasia ma nausea, la squadra non sta in piedi, terzultima in classifica a sei domeniche dalla fine, forse già finita, il popolo urla, pedina il gruppo, blocca il bus, settantanove anni di storia macchiati da stagioni sporche, Mancini può, deve ridare speranze, a volte non bastano le figurine della belle époque, la Samp merita altro, quest'altro può davvero essere il Mancio mai dimenticato. Il presidente Manfredi cercando il futuro pensando al passato, è il sogno di chi ha sbagliato e prova a ricomporre il puzzle da lui medesimo scomposto.
Le ha provate tutte, compreso Andrea Pirlo pure lui al naufragio, mercato senza logica, Mantovani-Garrone, monumenti anneriti dalla fuliggine dei nuovi padroni del football ligure, luce spenta, è il momento per chiudere la bocca e tornare ad essere il film dei migliori anni, sulla maglia, la croce di San Giorgio ha chiodi arrugginiti. Roberto Mancini potrà restituirle la dignità.
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