Sci di fondo, resurrezione azzurra: Pellegrino trionfa dopo cinque anni

Successo del valdostano nella sprint a tecnica libera di Davos. Per il settore è un segnale di rinascita dopo lunghe stagioni di amarezze. L'ultima affermazione con Di Centa nel 2010

Sci di fondo, resurrezione azzurra: Pellegrino trionfa dopo cinque anni

Cinque anni. Un abisso anche nella vita normale, una mostruosità nello sport. Specie se si parla di intervallo tra una vittoria e l'altra. Tanto ha dovuto aspettare l'Italia dello sci di fondo per ritrovare un azzurro (anche se quest'anno le tute degli sport invernali sono rosse) sul gradino più alto del podio in Coppa del Mondo e l'Inno di Mameli a risuonare in uno stadio delle premiazioni del cross country. Era dal febbraio 2010, quando Giorgio Di Centa si impose nella 15 km di Canmore, che mancava questa benedetta vittoria. Oggi è tornata. Con Federico Pellegrino, poliziotto di 24 anni di Nus (Aosta), che trionfa nella sprint a tecnica libera di Davos. E se per i puristi la velocità in manche sugli sci stretti non vale una gara a inseguimento o a partenza di massa per una volta si può pure trascurare. Vittoria è, vittoria si festeggia.

Pensionata l'ultima grande generazione di fondisti (Valbusa, Piller Cottrer, Di Centa, Zorzi), spremuti fino alla soglia dei 40 anni, l'Italia si è ritrovata senza talenti, senza ricambi e pure senza atleti anche solo nella media. Vuoto totale, cinque anni di sofferenze. Tanto che alle Olimpiadi di Sochi e nelle ultime stagioni, i risultati migliori sono arrivati (e continuano ad arrivare) dal biathlon: lo scia e spara che in Italia non ha mai avuto una grandissima tradizione. Ma Windisch e Hofer, con Wierer e Oberhofer in campo femminile si stanno togliendo più di una soddisfazione. Solo nel fondo siamo all'anno zero. Con una federazione maschile che ha affidato la ricostruzione a Giuseppe Chenetti, tecnico esperto di casa azzurra. E il primo risultato arriva. Pellegrino, il miglior prospetto italiano, grande spunto in salita e sprint letale, finalmente riesce ad affermarsi. Scia in scioltezza in qualifica, stravince il suo quarto di finale. Poi ecco il solito vuoto psicologico, la semifinale quasi gettata: la finale arriva solo con il ripescaggio. Ma in finale il poliziotto valdostano non perdona: stacca tutti in salita e non si fa riprendere più. Arriva la vittoria azzurra.

Pellegrino è al settimo cielo: «Ho voluto questa vittoria con tutte le mie forze e arriva in un periodo non positivo per la nostra squadra, spero che possa servire a risollevarci. Sono felicissimo perché non avevo ancora vinto niente e stavolta ce l'ho fatta». Seguono ringraziamenti di rito e propositi bellicosi per il futuro.

Il dt Chenetti sorride, ma predica calma: «Purtroppo una rondine non fa primavera. Abbiamo compiuto un primo passo verso la rinascita, non è il caso di montarsi la testa però dobbiamo essere contenti». Un successo che, si spera, non resti lì in attesa per altri cinque anni.

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