Lautaro in panchina per 90 minuti è una rarità. Mai l'anno scorso, quando fu utilizzato 57 volte su 57 partite giocate dall'Inter. Mai quest'anno prima di Bologna: le uniche 2 assenze coincidono con l'infortunio di fine dicembre. Per trovare l'unica altra volta in cui il Toro è rimasto a guardare i suoi compagni, occorre andare indietro addirittura al 4 dicembre 2021, prima stagione di Inzaghi, quando l'Inter diede per la prima volta la bambola a Mourinho (0-3 all'Olimpico). Poi sempre in campo, salvo rarissime assenze per infortunio (2 il primo anno, 2 adesso): nessuno in questi 3 anni di Inzaghi ha giocato quanto Lautaro, coppe comprese sono 141 presenze in 147 partite.
Facile capire perché sabato il capitano sia rimasto a riposo, poche altre serate in questi anni sono state importanti come quella che l'Inter vivrà mercoledì a Madrid. Vero è che l'obiettivo di stagione era lo scudetto e quello è stato sostanzialmente centrato: la marcia nerazzurra verso la seconda stella continua senza inciampi, la striscia di vittorie si allunga (10 consecutive in campionato, 13 in assoluto nel 2024), ma alla squadra finalista dell'ultima Champions è giusto chiedere di sedersi almeno al tavolo delle prime 8 squadre d'Europa. Certo il sorteggio non è stato benevolo, ma come scordare che il secondo posto nel girone è stato poi anche frutto delle scelte fatte la domenica, puntando soprattutto al campionato? Entrare fra le 8 grandi per poi provare a giocarsela con tutti, forti anche della qualificazione al Mondiale per club 2025, cui giustamente Inzaghi fa spesso riferimento come a un traguardo della sua gestione. Perché è prestigio, non solo soldi. Il Milan, per esempio, l'ha fallita.
Lautaro quindi eccezionalmente a riposo, i record di Angelillo (33 gol con l'Inter) o di Immobile e Higuain (36 in campionato) sono importanti, ma la Champions lo è di più. E senza il rischio di infortuni per difendere meglio lo stretto 1-0 dell'andata. Si può fare, certo che si può. Quest'Inter può molto, se non tutto. E Inzaghi è stato come sempre molto accorto. A riposo anche Pavard e Dimarco, un altro di quelli che ha corso di più in questi anni. Mercoledì saranno carichi. La squadra è disegnata, zero dubbi. Coperta sempre corta anche in attacco, reparto che per almeno un mese dovrà fare nuovamente a meno di Arnautovic.
Oggi gli esami strumentali a lui (flessori della coscia destra) e a Carlos Augusto (polpaccio destro), che però a occhio sembra meno grave. Due pedine in meno da giocare sullo scacchiere del finale di stagione, non due titolari, ma due elementi utili alle rotazioni che tanta rilevanza hanno nella logica di Inzaghi. Niente è per caso.
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