Non ha dubbi Giuseppe Tassi sul fatto che definire "cicciottelle" le tre atlete azzurre del tiro con l'arco non sia stata una buona scelta. Non ha dubbi eppure ci tiene a dire che dietro a quelle parole non c'era affatto un intento discriminatorio.
Lo fa in un'intervista concessa al Corriere della Sera, appena dopo essere stato licenziato dal posto di direttore del Quotidiano Sportivo, proprio a causa della vicenda che ha al centro Guendalina Sartori, Lucilla Boari e Claudia Mandia.
"Abbiamo chiesto scusa, sul sito e sul giornale, a chi tra i nostri lettori si è sentito toccato dal termine 'cicciottelle' ritenendolo non adatto. Scuse doverose", dice l'ex direttore. Scuse che tuttavia in molti hanno contestato, ritenendole non sufficienti e un po' auto-assolutorie.
"Con questo titolo - spiega tuttavia - volevamo rilevare in tono affettuoso che anche le persone comuni possono diventare delle atlete di altissimo livello". Un messaggio positivo, espresso però con parole su cui era lecito quantomeno dubitare, tanto che nella seconda edizione del giornale andato in stampa il titolo era già stato cambiato.
"Ricordo che nel 2012 dell’arciere Marco Galiazzo fu messa in luce la sua forma fisica ‘non perfetta'.
L’intento era lo stesso. Ma in quel caso non ci furono accuse di sessismo", accusa poi Tassi. E lancia uno strale all'eccessivo "politicamente corretto". "Ripulire il nostro linguaggio è un traguardo da inseguire, ma senza ipocrisia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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