Se la mamma del Mancio rimpiange Balo

La crisi del reparto offensivo: una volta stava in panchina Pippo Inzaghi

Se la mamma del Mancio rimpiange Balo

Gli assenti hanno sempre ragione, ma sentite un po' questa frase: «Balotelli? Io l'avrei chiamato, perché ha una forza fisica incredibile e davanti alla porta non lo ferma nessuno. A volte fa anche qualche stupidaggine, però io lo avrei chiamato». Non è il parere di un utente anonimo di Twitter deluso dall'eliminazione dell'Italia dai playoff per il Mondiale in Qatar, ma quello di Marianna Puolo, la mamma di Roberto Mancini, commissario tecnico degli Azzurri, intervistata dal programma Un giorno da pecora su Radio 1.


Siamo di nuovo al convitato di pietra Balotelli? Pare proprio di sì, specie dopo aver visto l'inconcludenza degli attaccanti dell'Italia anche contro la Macedonia del Nord. Immobile irritante, Insigne già con la testa al Canada, Berardi impreciso persino a porta vuota, Raspadori troppo tenero e Joao Pedro ingiudicabile. E ancora: Scamacca, centravanti azzurro in pectore, fuori per un problema fisico, Kean non pervenuto. La coperta così è diventata cortissima e subito è decollata la caccia alle alternative, con SuperMario tra i più gettonati.


Davvero, però, siamo ridotti a rimpiangere l'attaccante dell'Adana Demirspor, squadra quinta in classifica nel campionato turco, e che solo un anno fa era stato un flop colossale al Monza? Balotelli in Super Lig ha segnato 11 gol, ma è tutt'ora sua l'ultima rete dell'Italia in un Mondiale, realizzata a Manaus, in Brasile, il 14 giugno del 2014 (il 15 in Italia, visto il fuso orario). Cross di Candreva e incornata vincente dell'allora milanista: Inghilterra battuta 2-1 dopo i precedenti gol di Marchisio e Sturridge. Almeno fino al 2026, quindi, questa statistica rimarrà imbattuta.
Bei tempi, comunque, quando perlomeno gli attaccanti dell'Italia segnavano e non come adesso che sono un pianto, anche se il 2014 lo possiamo far rientrare già nella parabola discendente di un reparto che da Silvio Piola a Filippo Inzaghi ha sempre avuto un bomber di razza. Superpippo peraltro diventò campione del mondo nel 2006 quasi senza giocare, visto che era l'ultimo nelle gerarchie di un Marcello Lippi che poteva contare su Toni, Totti, Del Piero, Gilardino e Iaquinta.


Scorrendo le varie convocazioni per il Mondiale nel corso degli anni scende quasi una lacrimuccia ripensando a gente da 20 gol in campionato che doveva sgomitare per una maglia da titolare in Azzurro: Vieri, Roberto Baggio, Del Piero, Chiesa padre e lo stesso Inzaghi nel 1998, per dire, o quattro anni dopo l'aggiunta dei romanisti Montella e Delvecchio.


Oggi ci crucciamo perché non ha giocato Scamacca (zero minuti in Champions o Europa League) o per la non-convocazione di Balotelli, protagonista, sì, ma alla periferia del pallone. «Roberto? Non se l'aspettava, l'ho sentito ed era molto giù di corda», ha ribadito mamma Mancini a Un giorno da pecora. Signora, non lo dica a noi.

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