Non si è ancora capito se sia lecita o meno, ma l'esultanza di Lukaku sta facendo moda. La mano a mo' di saluto militare e il dito indice sulla bocca per zittire (le curve in particolare), come la genuflessione del black lives matter che ha invaso gli stadi negli ultimi anni? Non siamo ancora a quel livello, ma quanto meno nel nostro campionato potrebbe diventare il nuovo modo di essere antirazzisti, il segnale di ribellione davanti a certe tifoserie deliranti e truculente di molti nostri stadi. Il gesto di Lukaku, che gli juventini hanno ritenuto provocatorio e ha scatenato la rissa dell'andata di coppa Italia, domenica è stato emulato a Monza dal viola Christian Kouame (foto) e prima ancora da Assan Ceesey del Lecce, senza per la verità che si segnalino particolari ingiurie razziste nei loro confronti. È solo che i due ragazzi hanno pensato di adottare quell'esultanza per solidarizzare con Lukaku che a sua volta aveva spiegato di farlo per sostenere un compagno di nazionale, tutti con finalità e motivazioni indubbiamente nobili. Un gesto che è piaciuto anche al presidente Gravina che ha pensato di concedere la grazia al belga, squalificato dopo l'ammonizione ricevuta per l'esultanza di Torino, ritenuta provocatoria anche dall'arbitro, e dopo che il ricorso dell'Inter era stato respinto anche dalla corte d'appello.
Ma ieri il presidente degli arbitri Pacifici ha precisato che i fischietti continueranno ad ammonire, come da regolamento, chi zittisce il pubblico. Ma allora, ci si chiede, perché né Kouamé, tanto meno lo stesso Lukaku, che ha ripetuto l'esultanza a Empoli, hanno ricevuto il giallo? Forse Gravina qualche giorno ce lo spiegherà.
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