Diciamolo, ai signori della Juve, con Saint Exupery, che non è un calciatore ma uno scrittore francese: a suo modo principesco e fantasioso alla Platini, giusto per capirsi. «Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma pochi di essi se ne ricordano». Da qui il caso da strabuzzar di occhi. Quasi da non credere se non fosse stato segnalato, sulle pagine della Gazzetta dello Sport, da un giornalista di grande credibilità. Si racconta che, in Piemonte, la Juve impedisca ai club legati al Torino di partecipare ai tornei, riservati a bambini dai 7 ai 13 anni, nei quali sono iscritte le Academy e le società affiliate ai bianconeri. Con tutte le problematiche che ne seguono.
Casualmente stiamo parlando ancora di sport, anche se non sembra. Ma stiamo lambendo la peggiore interpretazione del posizionamento ultras. Ora pioveranno i soliti distinguo del caso, ma il caso vero è questo voler mostrare ai bambini il peggio del credo in una squadra, in un colore, in un gioco. Tu vesti quella maglia, tu non giochi più con me: ovvero un dire e fare da mocciosetti, da bambinelli viziati e pretenziosi. Peccato che qui siano gli ideatori di questa trovata, ovvero chi dovrebbe mettere i bambini al di sopra di ogni aspetto, a uscirne da mocciosetti. I ragazzi dovrebbero crescere con l'idea dell'inclusione. Poi il gioco, la vittoria, il tifo verranno dopo. Invece si teorizza l'esclusione. Non è giustificata fra i grandi, ma così va il mondo. Però che i grandi si dimentichino di essere stati bambini Il derby torinese ne esce infangato.
Resterà, salvo cambi di rotta, l'immagine di un club che non sa distinguere tra grandi e piccoli, allontana spocchiosamente i ragazzini Toro perché tutto resti racchiuso in un mondo in bianco e nero. Nel caso invece servirebbe il rosso della vergogna. Che, si tranquillizzino, non è rosso granata.
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