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A Seb l'eredità di Schumi con una pole da urlo. E Hamilton resta a piedi

Vettel batte il giro record del Kaiser dopo 14 anni. Ma senza festa per le brutte notizie su Marchionne

A Seb l'eredità di Schumi con una pole da urlo. E Hamilton resta a piedi

Non è radioso Sebastiano Vettel. Eppure è una pole. Ma c'è un motivo. «Ho sentito subito di avere per la mani qualcosa di importante. Dopo il Q2 sapevo di poter tirare fuori qualcosa di meglio da me stesso e dalla macchina. E nell'ultimo giro sentivo proprio l'adrenalina che mi pompava dentro per cercare di spremere di più la macchina...». Non è radioso, eppure dovrebbe. Ma c'è un motivo. «E poi, farlo qui vicino a casa mia significa tanto per me... bello vedere le bandiere tedesche e i cappellini rossi sventolare dappertutto lungo la pista».

Parla della pole, la numero 55 in carriera, soprattutto la numero due nel circuito di casa Sebastiano Vettel. È felice, ma non sorride come potrebbe. Perché non può, perché non deve. Sul team incombe la notizia del presidente Marchionne che lascia il comando della squadra, dell'azienda, di tutto. Dietro l'improvvisa operazione alla spalla destra programmata ai primi di luglio, si nasconde infatti e purtroppo molto di più. È altro ed è grave.

Giornata densa di emozioni, umane e sportive. Perché Sebastiano conquista la pole nel Gp che non ha mai vinto e lo fa dopo averla persa a favore di Bottas e della Mercedes e dopo essersela ripresa con un giro da urlo che gli consegna il nuovo record della pista (1'11.212). Giornata di emozioni perché quel crono (1'13.306) era rimasto in mano a kaiser Schumi, il suo maestro, per quattordici anni, e adesso è suo, unico vero erede del grande campione tedesco. Seb in un lontano giorno del 2006, era estate, erano le prove del venerdì destinate ai nuovi piloti, scese in pista per la prima volta in un week end di campionato e si rivelò al mondo facendo meglio del suo idolo.

Adesso bisogna invece far meglio di Hamilton, delle Mercedes. Lewis è dietro di otto punti in classifica, lo squadrone anglo-tedesco di venti, ma in prima fila sarà da solo perché Kimi Raikkonen è finito sul cordolo proprio all'ultimo e quella che poteva essere una partenza tutta rossa è ora macchiata dall'argento della Mercedes di Bottas. Se non altro, la Ferrari e Vettel non dovranno vedersela, almeno all'inizio, con Lewis Hamilton costretto a partire dalla quattordicesima piazza dopo aver parcheggiato a bordo pista a fine Q1. Problema di pressione idraulica, «olio perso» dirà l'inglese, ma la sensazione forte è che il guasto sia stato causato da un passaggio sui cordoli stile Dakar pochi istanti prima. Un sabato di emozioni, in Germania, anche perché lo stesso Hamilton, disperato per il ritiro, ha tentato di spingere la sua monoposto verso i box regalando una commovente riedizione di quanto andato in pista tanti anni fa, era il 1984, con Nigel Mansell e la Lotus nel Gp di Dallas.

All'ora, il baffuto inglese svenne, accasciandosi sulla ruota anteriore, ieri Lewis si è inginocchiato accanto, cercando di ritrovare il respiro. «Sono così» dirà più tardi, «sono uno che non molla mai, uno che vuole spingere sempre, e questo è ciò che ho fatto e che farò in gara». Seb è avvisato. Anche perché ad Hockenheim si supera per davvero.

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