Eccole. Sono pronte. Motori accesi questa notte. La Ferrari che non vince cose iridate da dieci anni e nei test catalani è andata benissimo a parte qualche guaio di affidabilità. La Mercedes che vince tutto da cinque stagioni e a Barcellona è parsa a lungo andare così così salvo poi, a parità di gomme, staccare con Hamilton il tempone all'ultimo e piazzarsi a due millesimi due dalla Rossa. La Red Bull che tanto tempo fa era solo una bibita e poi è diventata un bolide vincente e poi è tornata mezza bibita e mezzo bolide e adesso non si sa bene cosa potrà mai essere con i motori Honda. Propulsori, va detto, riveduti e corretti dalla cura Alonso in McLaren: cioè tre anni di dichiarazioni pubbliche al vetriolo, cioè sfottò, cioè un marketing all'incontrario che non hanno fatto bene all'establishment giapponese ma hanno extra motivato e spronato gli ingegneri a mettere pezze. L'obiettivo dichiarato del nuovo binomio è spezzare l'andazzo delle ultime stagioni che aveva visto Red Bull adottare il metodo Alonso con la Renault, criticando aspramente e platealmente i suoi motori perché meno potenti rispetto alla concorrenza. Ora sperano sia tutto diverso. L'anno di apprendistato giapponese con il team satellite Toro Rosso è stato così così. Nei recenti test, i piloti di quest'ultimo sono però andati meglio dei redbulli. Va detto che questi, Verstappen e Gasly, non hanno mai calzato le gomme più morbide. Per cui difficile capire la realtà dei crono. Di certo, in caso di problemi ai motori, non voleranno subito stracci visto che il colosso del Sol Levante, dati i trascorsi con la McLaren, si è ben guardato dal farli pagare, anzi... Fatto sta, prendendo con le molle come sempre i risultati delle prove invernali, sicuramente da domani Mercedes e Ferrari detteranno ancora legge e le parole del neo team principal Mattia Binotto al Corsera fanno ben pensare: «La SF90 ha una stabilità aerodinamica importante, prevedibile; è costante a tutte le velocità, con vento laterale, in curva e in rettilineo..» Praticamente, è il senso, si guida sui binari. Molto bene.
E molto bene si può pensare e sperare per l'Alfa Romeo, da questa stagione ancora più ex Sauber. Ora anche il nome con cui è iscritta al campionato è integralmente Alfa Romeo Racing. L'italianità è ufficialmente aumentata: oltre al motore Ferrari e ai capi progetto Resta e Furbatto, l'arrivo di Antonio Giovinazzi ha trasformato la squadra in un festival di speranze tricolori. L'Alfa di nuovo in F1 dopo 34 anni e un nostro pilota finalmente nel Circus dopo sette anni (gli ultimi furono nel 2011 Jarno Trulli e Vitantonio Liuzzi) è cosa buona e giusta. Tanto più che con Raikkonen voglioso caposquadra le aspettative sono alte. Così come lo sono in casa McLaren, con l'esperto Sainz e il talento Norris. E il buon Alonso nobile tester mentre pensa a Indy e Le Mans.
Alta è però soprattutto l'attesa per vedere come si svilupperanno due splendide storie umane e sportive. La prima, toccante, sta a cuore a tutti: è il ritorno di Robert Kubica. Il polacco che in un rally nel 2011 quasi perse il braccio destro, è rientrato. Ma la Williams che gli ha dato la grande occasione è nel caos.
La seconda storia sta a cuore al solo popolo rossovestito: come si concretizzerà in pista la rivalità fra Seb Vettel (ieri ha annunciato che la sua Rossa si chiamerà Lina) e il giovane compagno Charles Leclerc? Il primo è reduce da una stagione devastante in cui, lui per primo, ha preso spesso a martellate se stesso, la propria immagine e la classifica; il secondo, dopo un anno di apprendistato in Alfa, è pronto a dimostrare che i Verstappen non stanno solo in Red Bull. In mezzo e attorno ai due la Ferrari. Binotto ha chiarito che si parte con gerarchie ben chiare e Seb sarà il numero uno. Però ha detto come si parte ma non come si arriverà.
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