Serve trovare l'anti-biscotto e una sindrome tutta tricolore

Torna la sindrome del biscotto. Come sempre quando ci troviamo nella condizione di non dipendere esclusivamente dalle nostre forze, vediamo ombre e sospetti dappertutto

Serve trovare l'anti-biscotto e una sindrome tutta tricolore
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Torna la sindrome del biscotto. Come sempre quando ci troviamo nella condizione di non dipendere esclusivamente dalle nostre forze, vediamo ombre e sospetti dappertutto. Non poteva sfuggire dunque a questo destino la terza partita del girone di qualificazione dell'Europeo Under 21 con gli azzurrini impegnati contro la Norvegia già eliminata e dall'altra parte Francia e Svizzera, entrambe ancora a caccia della qualificazione. Gli azzurrini potrebbero persino passare il turno perdendo con gli scandinavi (se la Francia battesse gli svizzeri), ma qui ovviamente si pensa sempre al peggio, che nel caso specifico vorrebbe dire addirittura una combinazione veramente al limite del cervellotico, visto che in caso di vittoria sulla Norvegia la squadra di Nicolato tornerebbe a casa solo se la Svizzera battesse la Francia 3-2 o 4-3 o 5-4 e via dicendo... Insomma un'ipotesi che farebbe impallidire il famoso 2-2 tra Danimarca e Svezia ai danni dell'Italia del Trap agli Europei del 2004. Dimenticando che se siamo in questa condizione, lo dobbiamo anche ai due gol incassati inopinatamente dagli svizzeri dopo che avevamo dominato fino ad arrivare al 3-0... Resta comunque evidente la criticità, ormai stucchevole, di questi gironcini a quattro che dobbiamo sorbirci da tempo in ogni manifestazione. Basti pensare agli scempi del mondiale qatariota in cui abbiamo assistito a partite sconcertanti al terzo turno come le sconfitte del Portogallo con la Corea del Sud oppure della Francia con la Tunisia, del Brasile col Camerun e della Spagna con il Giappone.

Per non dire di quell'imbarazzante mezzora finale di Argentina-Polonia in cui praticamente non si giocò perché i futuri campioni erano già in vantaggio e gli europei volevano solo evitare ammonizioni. Forse è giunta l'ora che Uefa e Fifa, invece di pensare solo alle tecnologie, trovino altre soluzioni.

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