Sinner, guerriero fino all'ultimo: l'amico-nemico gli toglie il sogno

Alcaraz vince al quinto set. Ma Jannik non ha mai mollato. Decisiva la forma fisica non ancora al top. Sono loro presente e futuro del tennis

Sinner, guerriero fino all'ultimo: l'amico-nemico gli toglie il sogno
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Ha perso da numero uno del mondo la prima partita da numero uno del mondo. Ha perso contro colui che è, e sarà, il rivale perfetto, in quella che è la riedizione moderna di un Federer-Nadal quando tutti pensavano di non vedere più una sfida così. Ha vinto, meritatamente, Carlos Alcaraz, in 5 set e in 4 ore e 10 minuti. Ha perso, a testa altissima, Jannik Sinner. La differenza è stata minima, ed è solo l'inizio del futuro.

Il Superclassico delle racchette è stato un lungo pomeriggio in altalena, nel quale alla fine il fisico ha battuto la testa. Partenza a razzo di Jannik (6-2, 2-0), poi i primi crampi alle mani, le gambe che diventano di legno, il servizio che non gira più. Ma quando Alcaraz sembra lui padrone del match, ecco il nuovo ribaltone del terzo set, che dura fino alla fine del successivo, quando Sinner cede due servizi di fila (l'ultimo del quarto e il primo del quinto) condannandosi a una rincorsa troppo difficile. Finisce insomma 2-6, 6-3, 3-6, 6-4, 6-3, «ed è stato uno dei due match più difficili della mia carriera - dice lo spagnolo -. L'altro fu quello con Jannik a New York». Tanto per dire quanto questa sia la coppia perfetta.

Delusione? Certo: Sinner quando esce dal campo ha lo sguardo che non gli capita spesso di avere, visto che quello di Parigi è solo il terzo ko dell'anno, e siamo già arrivati quasi a metà del 2024. Ma come dice sempre lui, «è dalle vittorie che si impara di più». Difficile dire dove stia la causa della sconfitta, aldilà dei meriti di Alcaraz. Ma come ha fatto notare l'altra ottima coppia Jacopo Lomonaco-Barbara Rossi, quella di Eurosport, la differenza forse sta nella preparazione con cui i due si sono avvicinati al Roland Garros: erano entrambi infortunati, ma l'anca sbilenca ha impedito a Jannik di allenarsi per un paio di settimane, mentre l'avambraccio di Carlos lo ha solo limitato con la racchetta ma non in palestra. Ha vinto insomma quello che ne aveva di più, anche se Sinner non ha mai mollato. E il sorriso verso il team con cui ha iniziato l'ultimo game, nel quale ha annullato due match point prima di cedere al terzo, racconta tutto di lui e dei suoi incredibili risultati: «Faceva caldo e la palla rimbalzava di più, ho sbagliato qualche colpo facile: ma una cosa positiva è come sono migliorato sulla terra rossa. Fa male perdere in semifinale facendo più punti dell'avversario, ma questo è il tennis. La classifica non cambierà quello che devo fare, ovvero continuare a migliorare: ora sono lì, è bello, ma vediamo quanto ci resto». A domanda «pensi di staccare un po' adesso?», risponde ridendo: «Mah, non so, io sono felice: se non sono felice io, chi può esserlo?».

Sinner esce così da Parigi: da lunedì avrà almeno 1000 punti in più di Alcaraz e 1200 in più di Djokovic.

Ma il weekend è ancora d'oro, perché dietro di lui c'è l'Italia in finale della Paolini (con la Swiatek alle 15), di Bolelli-Vavassori (a seguire) e ancora di Jasmine-Errani domani. Poi arriverà l'erba, e dunque Wimbledon: Sinner-Alcaraz ricomincia da lì.

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