Il giorno dopo è ancora più bello. Sinner Maestro, Torino mai così all'altezza del tennis mondiale, il lavoro della Federtennis e di Angelo Binaghi premiato con la conferma per altri 5 anni della Atp Finals in Italia. Diciamocelo: cosa volere di più? Però, come dice Jannik, c'è sempre da migliorare, non ci si può fermare mai. Per cui non possiamo che chiedergli nuovi miracoli tennistici che ci portino a continuare a vivere su questa nuvola sulla quale mai avremmo pensato di essere fino a pochi anni fa. Ve lo ricordate cos'era il tennis italiano? Sinner, insomma, ci può far diventare ancora più ricchi, e non stiamo in questo caso parlando (solo) di soldi. Vogliamo essere ancora più ricchi di gloria, ricchi di soddisfazione, di qualcosa che ci rende sempre più orgogliosi e che va oltre i conti che, in ogni caso, tornano. Perché guardando le cifre snocciolate alla vigilia della finale di domenica, per esempio l'effetto del nostro campione pesa sul Sistema Italia per 33 milioni di euro. Così come l'organizzazione della manifestazione ha dato un valore aggiunto al Pil di 243 milioni e un gettito all'erario di 81,5. Tutto certificato dal Boston Consulting Group, che non è certo poco. Vogliamo essere più ricchi perché il successo delle Finals e negli Slam crea movimento, perché una grande parte della vendita dei biglietti di questa edizione si trasformerà nell'insegnamento del tennis nelle scuole, com'è giusto che sia nell'ottica della promozione. Ricchi anche dei valori di un dominatore gentile, senza grilli nella testa rossa e con tanta educazione. Ricchi di insegnamenti, perché il lavoro e i sacrifici portano risultati, là dove le scorciatoie non arrivano da nessuna parte.
E ricchi esagerati, perché - sportivamente parlando - una Davis vinta dopo 47 anni non ci basta più, ed anche questa volta, a Malaga, vogliamo fare il bis. Dài, allora, Jannik, con i tuoi compagni portaci la Coppa. In fondo, diceva Mozart, «la vera ricchezza è tutta nella testa». Ed anche nel cuore.
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