Sneijder choc: ''La bottiglia di vodka era la mia migliore amica''

L'ex Inter ha svelato dettagli inediti della sua carriera e del periodo vissuto a Madrid nell'autobiografia a breve in uscita

Sneijder choc: ''La bottiglia di vodka era la mia migliore amica''

"Non mi rendevo conto che la bottiglia di vodka era diventata la mia migliore amica", è la rivelazione choc di Wesley Sneijder, contenuta nella sua autobiografia, a breve in uscita in Olanda.

Un talento puro con un'anima ribelle era così Wesley Sneijder, la stella ammirata nell'Inter di Mourinho. Una carriera fulminea, iniziata con la maglia dell'Ajax poi proseguita al Real Madrid prima di approdare in nerazzurro e vincere il Triplete e la Coppa del mondo del club. La vittoria sfiorata con la maglia olandese ai Mondiali in Sudafrica poi la rapida discesa verso il basso in campo e nella vita personale, in cui matrimoni burrascosi ed eccessi legati all'abuso di alcol diventano una triste costante. A raccontarlo è lo stesso ex trequartista olandese attraverso le pagine di 'Sneijder': l'autobiografia scritta a quattro mani con il giornalista Kees Jansma, e in uscita in Olanda nei prossimi giorni.

Gli anni al Real Madrid

Quando Sneijder arrivò in Spagna nel 2007, proveniente dall’Ajax, aveva solo 23 anni, ma era già considerato uno dei giovani talenti emergenti del calcio europeo. Quello che per tutti era da sempre un sogno, per lui si rivelò ben presto si un incubo. ''Non ero consapevole del fatto che trasferirmi al Real significava anche trasferirmi nella vita notturna di Madrid e ne sono stato risucchiato. Ero giovane, mi stavo godendo il successo e adoravo tutta quell’attenzione. È lì che le cose hanno cominciato ad andare storto nella mia vita''. Poi le sirene della movida cominciarono a sedurlo e fu l’inizio della fine. ''Non facevo uso di droghe – ci tiene a puntualizzare l'ex calciatore – ma bevevo parecchio ed essendo una delle stelle del Real Madrid, conducevo una vita spericolata, ma tutto quello che facevo veniva coperto, anche quando ero completamente ubriaco e mi trascinavo per le strade, spendendo migliaia di euro per pagare da bere a tutti in ogni locale. Ero un debole e non facevo resistenza, lasciando che le persone mi trattassero come una star''.

I due matrimoni falliti

Stanca dello stile di vita dissoluto del marito la prima moglie di Sneijder, Ramona Streekstra, chiese il divorzio e se ne andò via con il figlio Jessy e pure il secondo matrimonio con la modella Yolanthe Cabau ha avuto qualche anno dopo lo stesso epilogo. ''Non mi rendevo conto che la mia migliore amica era la bottiglia di vodka – confessa ancora Sneijder nel suo libro – e me lo hanno fatto capire gli altri. Ruud van Nistelrooy e così pure Arjen Robben mi martellavano, dicendomi di darmi una regolata o non avrei resistito a lungo continuando di questo passo. Non ero concentrato e il mio atteggiamento professionale non era degno del Real Madrid, mentivo a me stesso dicendomi che stavo facendo bene, ma in realtà sono riuscito a rimanere in squadra solo grazie alla mia intelligenza calcistica, perché fisicamente stavo precipitando''.

Il declino e i rimpianti

''Ho avuto un sacco di amici sbagliati, donne e alcool – ammette l'ex interista – e la mia vita mi è sfuggita di mano in un modo terribile. Non so cosa mi abbia spinto a fare tutto questo... L’ego? I soldi? Il potere? La lussuria? Quando mi sono ripulito, ho confessato tutto a Yolanthe, la mia seconda moglie, e adesso soffro perché lei vive negli Stati Uniti. Era la donna dei miei sogni, ma l’ho persa perché ho rovinato tutto''. Il declino è rapido anche in campo: gli anni in Turchia con il Galatasaray, l'esperienza lampo con il Nizza prima di chiudere la carriera in Qatar.

Un epilogo davvero triste per un calciatore del suo talento ma dopo tutto lo stesso Wesley ha sempre ricordato: "Se mi fossi impegnato al massimo sarei stato ricordato come un giocatore forte tanto quanto Ronaldo e Messi...''.

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