Spalletti: "Infortuni? Non è vero che si gioca troppo"

Il Ct punge i club e applaude Maldini e Pisilli: "Fiducia a chi sta dietro e ai giovani"

Spalletti: "Infortuni? Non è vero che si gioca troppo"
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Spalletti vota la continuità. La seconda fase del post Europeo ha preso il via. Il Ct ha il sorriso dei giorni migliori. Nel frattempo dopo una visita il fiorentino Kean, per problemi alla schiena, ha abbandonato il ritiro. Da Udine al suo posto è arrivato Lucca. Prossimi impegni per l'Italia in Nations League con Belgio (giovedì a Roma) e Israele (il 14 a Udine).

Spalletti ha spiegato il senso di questo periodo: «All'inizio c'era da cambiare qualcosa, ora la parola di ordine è dare continuità. I nostri giocatori hanno capito che fare bene in azzurro fa bene anche alle squadre in cui giocano». Anche se il pericolo infortuni è sempre in agguato: «Dipendono molto dalla pressione che i giocatori hanno nella testa. I dati lo chiariscono: una squadra che non fa risultato ha più incidenti. Sono felice, però, perché ho ritrovato gli azzurri entusiasti di essere qui. La mia urgenza è dimostrare agli italiani quanto teniamo a questa maglia».

Le partite sono aumentate, a fine stagione ci sarà anche il Mondiale per club. Forse ha ragione chi dice che si gioca troppo: «Il tema è un altro: ci sono formazioni attrezzate per giocare sempre e altre meno. Ad esempio Inter, Milan e Juve hanno rose strutturate. Il problema è che nel giudizio si dividono ancora le prime dalle seconde linee e così non va. Per me non si gioca molto, bisogna avere organici ampi, dando fiducia a chi sta dietro e ai giovani».

A proposito, Maldini e Pisilli. «Daniel ha purezza tecnica, grandi colpi. È il calciatore che ci manca in assoluto per come si sta in campo adesso. Regge anche botta sui contrasti perché ha fisicità, solo che qualche volta si assenta dal gioco. Dobbiamo stimolarlo ad essere più continuo. Pisilli è un gran bel centrocampista dalle due fasi e una notevole frequenza di passo». Belle parole anche per Gabbia: «Matteo ha saputo far vedere come sa comandare la difesa tenendo alta la linea. Lo abbiamo preso con piacere perché è bello avere in ritiro un giocatore del Milan, club importante che ha pochi italiani».

Atalanta punto di riferimento: «Un modello non solo per come gioca, ma anche societario. È la squadra più europea che abbiamo e ci dà tanti giocatori. Felice per la crescita di Retegui. A Bergamo poi hanno uno stadio che ci rappresenta degnamente all'estero. Non si possono più vedere impianti da Champions in cui si prende l'acqua Bisogna fare gli stadi: è un discorso anche sociale e non soltanto sportivo perché il calcio smuove sentimenti».

E ora il Belgio: «Sarà un bell'esame. Ha una grande difesa.

Anche senza Lukaku resta forte. Tedesco è un allenatore bravissimo che non si fa influenzare da nessuno. Per noi sarà dura. Siamo un gruppo forte e spero di vedere la stessa consistenza degli ultimi tempi». Cioè continuità.

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