Stanco, la signora dei piattelli con le mani d'argento

La gioia di Silvana: "Se a Tokyo era calato il buio, a Parigi è tornato il sole"

Stanco, la  signora dei piattelli con le mani d'argento
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È una fans di Taylor Swift: vorrebbe cantare come lei, ma suvvia non si può tutto. Però suona bene il pianoforte. Mani d'oro? Per ora mani d'argento. Quelle di Silvana Stanco che ti affascina con quel sorriso da ragazza paciosa e felice.

Ma guai a darle in mano un fucile: mira da campionessa. L'Italia del tiro a volo, specialità trap, celebra l'argento della sua nuova Signora dei piattelli. Dodici anni dopo Jessica Rossi, eccoci con la Silvana Maria dei paesi nostri ma che una certa influenza svizzera avrà trasformato in un Guglielmo Tell al femminile: essendo nata a Zurigo, dove i genitori erano emigrati dopo il terremoto del 1980. Invece la Stanco ragazza 31 enne è una figlia di Irpinia, cresciuta a Sturno, paese dei genitori, sebbene per anni il buen ritiro sportivo fosse a Capua. Ed oggi la sua vita sia ad Albenga. Vince l'argento dopo una lotta strenua con Adriana Ruano Oliva, figlia del Guatemala, nazione che per la prima volta conquista una medaglia d'oro all'Olimpiade: storia straordinaria quella della dorata campionessa, ex ginnasta alla quale un infortunio alla spina dorsale aveva chiuso i sogni olimpici. Il caso, forse non solo quello, dice che la Oliva si è allenata a Molinella, vicino a Bologna, prima dei Giochi. Insomma l'aria d'Italia doveva entrarci in questa gara.

Gara tosta, in crescendo per la Stanco che ha sfilato rivale dopo rivale fino a restare in tre: 40 piattelli su 50 per l'italiana; 45 su 50 per la guatemalteca che fa anche record olimpico. Ma forse questa medaglia vuol dire molto di più di «un piattello si o un piattello no» dopo la delusione sofferta a Tokyo per un quinto posto, tanto da mettersi in mano ad una psicologa per trovare ordine nell'affastellarsi di sentimenti e passioni. «In quei giorni ero molto delusa, mi è crollato il mondo addosso: avevo bisogno di aiuto. Ho lavorato molto su me stessa a livello mentale», ha raccontato. Altra faccia, altro spirito rispetto a questa storia parigina. «Proprio così», ha ricordato tra un pianto fra le braccia della sorella Cristina ed un sorriso. «Se a Tokyo era calato il buio, a Parigi è tornato il sole. Emozione unica, fuori del normale: uno dei giorni più belli della mia vita». Per il vero lo Chateauroux Shooting Centre del «Trap» dista 270 km da Parigi, non proprio due passi, ma il sole non inganna. E il pensiero corre alla famiglia. La dedica a tutti loro e al padre Donato. Il tiro al poligono è passione di famiglia. Silvana ha preso in mano un fucile a 15 anni: passione sana, non secondo certe logiche americane. Si allena 5 volte alla settimana, sparando 200 piattelli al giorno. Ci restò male quando non venne convocata per le Olimpiadi di Rio, c'è rimasta peggio a Tokyo. Ma la vita insegna a cercarsi il giorno della riscossa. È arrivato. Nel frattempo Silva ha conquistato altre medaglie: un bronzo mondiale, un europeo. È stata la prima italiana a timbrare il «pass» per Parigi: quando si dice la luce del destino.

Non lascia nulla al caso: nemmeno la lingua del luogo. Aveva imparato il portoghese pensando Rio, ci aveva provato con il giapponese. Nessuna lezione di francese, parla già la lingua. E si è subito intesa anche con i piattelli.

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