Meno bellezza, più sostanza. «È il momento dei fatti e non delle parole, se non facciamo risultato andiamo a casa, non c'è più tempo», la virata improvvisa di Luciano Spalletti pronto alla minirivoluzione dell'Italia che stasera contro la Croazia - vicecampione del mondo 2018 e terza in Qatar due anni fa - si giocherà il futuro nel torneo. Cambiaso, Cristante e Retegui i cambi fra i titolari di Lipsia, sempre che Dimarco recuperi dalla botta al polpaccio (il Ct è ottimista, ma resta il dubbio e si scalda Darmian).
L'ansia della terza partita è un classico della nostra storia di Europei e Mondiali. Non era accaduto nelle ultime due edizioni continentali a Conte e Mancini, qualificatisi già nei 180' iniziali del girone. Non poteva non capitare a Spalletti in un gruppo complicatissimo e con una squadra che pecca di esperienza internazionale. Anche se lui lo ritiene sempre «un gruppo di cui ci si può fidare». Ed ecco la sterzata con un discorso più vicino a quello di un Ct che non di un allenatore di club alla presenza di Gigi Buffon e del presidente Gravina seduti in prima fila: va bene il gioco, ma conta fare almeno quel punto che ci regali il pass per gli ottavi: «Cambieremo le nostre attitudini, c'è bisogno di resilienza. Ci vorrà più sostanza e non cadere nelle mani della loro qualità. Ci sono partite che la tua storia la fanno diventare piccola o grande ed è da queste sfide che si hanno risultati importanti per le proprie storie. Abbiamo analizzato il nostro percorso e abbiamo capito che ci sarebbe bisogno di qualche step in più per fare ciò che ci siamo detti. Ma non abbiamo il tempo e bisogna prendere la scorciatoia...».
Poi il mea culpa dopo la notte da incubo con le Furie Rosse: «Contro la Spagna abbiamo subito un dolore e fatto un passo indietro, adesso mi aspetto una reazione. Dopo una partita così l'idea di cambiare qualcosa c'è perché vista la prestazione ho sbagliato a non cambiare prima. La prestazione con l'Albania mi era sembrata una prova così bella da non voler mettere mano alla squadra». Conferma però per Di Lorenzo e Jorginho, finiti nel mirino a Gelsenkirchen: «Il primo è veramente mio figlio e faccio fatica a fare a meno di uno con le sue qualità. Jorginho sottotono con la Spagna, ma se la squadra non ti aiuta, se non riesce a gestire la palla, non è colpa sua, ma mia. Ha una qualità incredibile, puntiamo molto su di lui al di là di un tempo giocato più o meno bene».
Stasera andrà quindi in scena un 4-1-4-1 di partenza con il centrocampista dell'Arsenal davanti alla difesa. Un modulo «liquido» - termine coniato da Spalletti che ritroverà gli ex interisti Brozovic e Perisic anche se non saranno titolari («entrambi hanno tutte le cose che servono per far bella una squadra») - che potrà variare anche in un 3-4-2-1 o in un 4-3-3 in corso d'opera visti gli interpreti in campo e il trasloco di Chiesa a sinistra.
Davanti scatterà l'ora di Retegui, il centravanti voluto in azzurro da Mancini, 4 gol in dieci gare azzurre: «È più lineare di Scamacca che più istintivo ed estroso, ma quando gli capita la palla da sfruttare è difficile che la manchi». Speriamo che accada anche stasera...
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