C'è Gustav Thoeni che racconta, eppoi le storie che si snodano. Comincia così Storia delle olimpiadi invernali (ed. Sei Frontiere, euro 16), scritto dal trio Vincenzo Giacomuzzi, Giorgio e Paolo Viberti che sono gemelli ma anche fratelli negli interessi sportivi. Le olimpiadi invernali sono una collana di personaggi e campioni che talvolta vengono relegati in posizione più sommessa rispetto a fenomeni(e) e cenerentoli(e) dei Giochi estivi. Ma è un'ingiustizia creata dagli uomini, non dallo sport. Le olimpiadi invernali hanno preso il passo a Chamonix nel 1924 in omaggio al fatto che, nello stesso anno, quelle estive si svolsero a Parigi. Lungo cammino fino ad oggi che hanno messe le tende a Sochi, non senza aver lasciato traccia nei Paesi che amano la neve e in quelli che ne hanno fatto un business. Personaggi, racconti e resoconti disegnano la storia dei Giochi, c'è spirito di sintesi e di osservazione nelle pagine, i lettori sono sempre grati con chi ti sa prendere senza farti addormentare.
Si parte narrando la storia delle Giubbe rosse dell'hockey, ci si ritrova a sfogliare l'olimpiade dei Samurai eppoi quella della valanga azzurra, si incrociano grandi personaggi come il fondista svedese Gunde Anders Svan che, a Sarajevo 1984, diede il via alla sua leggenda, ci si ritrova abbracciati a Giuliano Razzoli, ultimo salvatore, ultimo oro della patria nostra. E in coda ad ogni capitolo, ad ogni olimpiade, classifiche, numeri, piazzamenti e medaglie. Di tutto un po': ci sono i primi, gli ultimi. E il Tomba più malinconico in copertina.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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