Molti abbracci in questo Mondiale, più che in edizioni precedenti. Un po', come abbiamo osservato più volte, è il Mondiale del Grande Fratello a cui non scappa nulla. Un po' è la globalizzazione del pallone. Il calcio è sempre stato uno sport senza barriere, come cantava Ivano Fossati (La mia banda suona il rock): la musica è passata. Il calcio oltrepassa i confini, anche con gli uomini. Così accade che Esteban Cambiasso stia sulla panchina della Colombia con il suo connazionale José Pekerman ma non incroci l'Argentina, mentre abbiamo visto Thierry Henry assistente di Roberto Martinez, allenatore del Belgio, dare consigli ai Diavoli Rossi su come battere la sua Francia, con cui è stato campione e finalista mondiale (1998, 2006) e campione Europeo (2000). Alla fine un lungo abbraccio con Didier Deschamps il suo capitano in quei due trionfi.
Abbiamo visto abbracci non frettolosi in questo Mondiale, ne abbiamo visti di sinceri, come quelli dei colleghi con Tabarez. Abbiamo visto sua altezza Cristiano Ronaldo abbracciare un suo piccolo fan, in lacrime perché, dopo ore di attesa, il suo idolo se ne stava andando con il bus della squadra. CR7 ha bloccato il mezzo ed è sceso ad abbracciare il ragazzino.
Dopo il successo sulla Russia, non si è fermata davanti all'odore di uno spogliatoio maschile dopo 120 minuti sul campo, Kolinda Grabar-Kitarovic, presidente della Croazia. Senza indugiare è entrata per abbracciare i giocatori, molti dei quali a torso nudo.
Più composto ma gonfio di significati quello di Gareth Southgate con la moglie Alison dopo la vittoria ai rigori dell'Inghilterra sulla Colombia. Alison gli fu molto vicina quando l'attuale c.t. inglese sbagliò dal dischetto nel 1996 contro la Germania. Per lui fu un vero incubo, sciolto nell'abbraccio di chi glielo fece superare.
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