La testa del Setterosa pensa solo in grande

Russia ko: ultimo atto contro gli Usa Un capolavoro merito di ct e psicologa

Benny Casadei Lucchi

nostro inviato

a Rio de Janeiro

Sarà la dignità della fatica a rendere queste sette ragazze più belle, più vere, più tutto se paragonate ad un'altra nazionale femmina che qui a Rio ha fallito mestamente. Sarà che in acqua prima di tutto si deve stare a galla e allora non c'è tempo per isterismi e coltelli che volano e infilzano e sfiorano. Sarà che basta cambiare una vocale ed ecco che un ct umile nei modi e nella franchezza delle parole ci porta e porta l'Italia tutta a un argento certo e se poi domani sarà oro (contro gli Stati Uniti che hanno travolto l'Ungheria), allora meglio per tutti. Russia battuta. Russia pericolosa solo in avvio. Russia ko 12-9. Le ragazze di Fabio Conti sono riuscite là dove i ragazzi di Antonio Conte avevano fallito. L'Italia è in finale olimpica dodici anni dopo Atene e quel trionfo ben augurante dovrà essere spinta in più per questa nazionale così diversa e però animata dalla stessa solida rabbia grintosa.

Piange, Teresa Frassinetti. Piange perché «torniamo al villaggio, ci riposiamo, ci resettiamo e poi avanti per la prossima sfida». Piange perché «sono lacrime di gioia, perché voi vedete solo questo, il risultato di oggi, ma c'è così tanto lavoro dietro che non avete idea... anni e anni per arrivare a questa finale e avete visto quanto è difficile, quanto erano partite forte le russe, subito in vantaggio, ma noi... noi...». Piange Teresa e però si fa forza Teresa: «E adesso ricarichiamo le pile e andiamo a giocare per vincere».

Non piange bensì è lucida, quasi fredda e però rassicurante Giulia Gorlero, il portiere, quando dice «ho cercato di affrontare tutto senza farmi prendere dall'ansia e però, alla fine, se guardate, non c'è mai stata partita...». È sincera, Giulia, quando spiega «dobbiamo molto al ct, a Fabio, ha messo insieme questo gruppo che ormai da tre anni è sempre lo stesso ed è stato fatto anche un grandissimo lavoro a livello mentale... dobbiamo tanto anche alla psicologa, a Flavia Sferragatta, che ci ha trasformate e cambiate... E poi, visto? Abbiamo superato persino il problema di fermarci sempre in semifinale, come a Kazan... Dai, quel Mondiale è ormai dimenticato...».

Eppure è stato podio, è stato bronzo, ma è il segnale che le nostre ragazze ora pensano solo in grande. Intanto sorride con occhi che raccontano saggezza e tranquillità e consapevolezza Tania Di Mario, la capitano, lei che ad Atene c'era, lei che sa cosa voglia dire una finale olimpica e vincerla e salire sul gradino più alto del podio per sentire tutto il peso dell'oro che si appoggia sul petto. «Voi dite che abbiamo già l'argento al collo, ma la verità è che la nostra forza è non pensare alla medaglia conquistata con l'accesso in finale. La nostra forza è averla già dimenticata e convincerci solo che sarà una battaglia, ben sapendo però che siamo pronte a lottare fino alla fine». Tania parla con un filo di voce e però sono parole ad alto volume. Come quando dice «io c'ero ad Atene, ma ho la presunzione di pensare che ognuna delle mie compagne sia ormai talmente brava da non avere bisogno che io dica o consigli niente...». Pensiero stupendo seguito da un altro che vien da pensare ma perché mai, nel calcio e in altri sport più raccontati e visti, nessuno se ne esce così. Dice: «Noi paragonate a quell'altra nazionale olimpionica? È il solamente noi il nostro motto, è così che ci sproniamo, per cui anche voi, non pensate al passato, il passato non esiste.

Esiste unicamente il solamente noi».

E solamente lui, per la verità. Il ct che con la vocale cambiata ci ha dato la finale e però «mi sono fatto un gran regalo anche io visto che quella di venerdì sarà la mia 200ma partita da tecnico...».

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