Testata alla francese. Bleus, il sogno continua. Il Belgio non fa la storia

Alla Francia basta solamente un gol di Umtiti Niente prima finale mondiale per i Diavoli Rossi

Testata alla francese. Bleus, il sogno continua. Il Belgio non fa la storia

Dal cinema ai libri, fino alle barzellette raccontate da una parte e dall'altra del confine. È una rivalità atavica quella tra Francia e Belgio, che poggia le sue radici nella storia. Quella stessa storia che le due nazionali di calcio volevano riscrivere, sportivamente parlando, nella notte di San Pietroburgo. Ce l'ha fatta la Francia e adesso chissà quante prese in giro verso i tanto odiati cugini che dovranno convivere, ancora, con la sindrome del fratello sfortunato. A decidere la semifinale è stato un episodio, un po' casuale, un colpo di testa da calcio d'angolo, a sancire la superiorità francese che torna in finale dopo il nostro trionfo del 2006. Non è ancora tempo per la generazione d'oro dei diavoli rossi, ricchi di talento ma carenti in personalità, almeno nella serata che poteva portarli alla gloria, sportiva, eterna. La decide Umtiti, quasi un carneade in mezzo a tanta classe. Ma tant'è nei momenti chiave la differenza la fa chi si trova al posto giusto al momento giusto.

Questa Francia e questo Belgio che hanno tantissimo in comune. Due nazionali figlie del meticciato che ha interessato la società civile e il mondo dello sport di entrambi i Paesi. Tanta Africa in campo ma anche tante contaminazioni internazionali che influenzano il modo di giocare. C'è la potenza, c'è il fisico, c'è la tecnica e c'è anche la tattica di due allenatori che si sono formati un po' qua e un po' là. Il francese che con la Francia ha fatto la storia, Dechamps, e lo spagnolo allievo di Guardiola che ha studiato in Inghilterra, Martinez, ma che si avvale della «spia» Henry, francese di Belgio. Francia e Belgio sono anche due Nazionali che hanno saputo osare, puntando sui giovani ma soprattutto sul talento, anche a costo di mettere in discussione i tanto declamati equilibri. Gente come De Bruyne e Hazard da una parte, Pogba e Mbappé dall'altra, può fare la differenza in qualsiasi momento e con lo spirito di gruppo che solo la maglia del proprio Paese sa trasmettere, ecco che spunta anche la voglia di sacrificarsi, correre e, quando serve, randellare.

Martinez in avvio cambia per forza. Con Meunier squalificato, spazio in mezzo a Dembele che giostra tra centrocampo e fascia ma fatica ad entrare in partita. Undici tipo per Dechamps che punta sulla velocità di Mbappé e Griezmann con Giroud a fare da boa in avanti. Il primo tempo vive di fiammate, a volte improvvise, spesso con giocate individuali. La velocità di Mbappé fa tremare il Belgio ma sono Hazard e Alderweireld a sfiorare il gol. Fenomenale poi Courtois al minuto 40 quando ci mette il piede per respingere un diagonale di Pavard.

Partita bloccata? No, perché dopo 6 minuti della ripresa l'episodio che sblocca la situazione. Angolo di Griezmann, zuccata di Umtiti e Francia che esulta, con il protagonista che non si aspettava. Un difensore, roccioso e un po' lento. L'uomo della provvidenza.

E qui la Francia inizia a giocare all'italiana, vecchia maniera. Bella coperta, dietro la linea della palla, lasciando l'iniziativa al Belgio e pronta a ripartire con le sue frecce.

A far la partita è il Belgio, con Martinez che le prova tutte inserendo prima Mertens e poi Carrasco per una formazione super offensiva mentre Dechamps si copre ancora, in vista dell'assedio finale. Ha ragione, alla fine. Soffre poco, vince e festeggia. E potrà essere il terzo della storia, dopo Zagallo e Beckenbauer, a vincere un Mondiale sia da giocatore che da allenatore. Inghilterra o Croazia permettendo.

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