Ora che è fatta, ora che è finita, ora che nessuno potrà più portargliela via, riuscirà Tina Maze a rilassarsi un po', a godersi davvero l'idea che la coppa del mondo è sua? Vincendo ieri la supercombinata di Meribel, la slovena ha chiuso una lotta che in realtà era già finita a dicembre e che ora si sposta su un altro piano, molto più personale, quello della caccia al record dei 2000 punti mancato un anno fa da Lindsey Vonn all'ultima gara. Ma anche per questa sfida sembra ormai solo questione di tempo: in 28 gare Tina Maze ha fatto 1884 punti, per battere il record che appartiene a Hermann Maier, 2000 punti esatti nella stagione '99-2000, ne mancano 117. Considerando che la sua media punti della stagione e di 65 (sempre meglio del terzo posto) e che alla fine mancano nove gare, beh, i conti sono presto fatti, anche se nello sci, il caso Vonn ai Mondiali insegna, la regola base è che bisogna festeggiare solo dopo il traguardo.
Ho avuto il privilegio di vivere la mia carriera agonistica ai tempi di Annemarie Moser Proell e di lei, che in coppa ha vinto 62 gare e che a casa ha una collezione di sfere di cristallo come nessuno, ricordo le sigarette in ricognizione o in partenza delle gare, le "ciuche" serali per festeggiare i successi o le sconfitte, le voci di bagordi notturni che lei non aveva problemi ad ammettere. Per noi giovani era un vero mito, perché pur godendosi la vita in ogni sua forma riusciva poi a dare sempre il massimo in pista. L'esatto contrario di Tina Maze, una che quando arriva seconda piange e poi litiga con Andrea Massi, il suo compagno-allenatore-preparatore-motivatore e, soprattutto, «l'uomo che mi ha fatto capire che il talento nello sport non basta per diventare la numero 1». Ora che l'obiettivo è raggiunto, Tina se lo gode, a modo suo, guardando avanti senza accontentarsi: «Sono molto stanca e sto anche un po' male, ma ci sono le coppe di specialità da vincere e poi il record, non devo perdere la concentrazione». La gioia e soprattutto l'orgoglio però non si possono nascondere: «Ho lavorato duramente: la coppa generale era il mio obiettivo dichiarato da tempo, qualcuno rideva quando lo dicevo, pensandomi pazza, soprattutto in Slovenia».
Tina Maze incarna la sintesi perfetta dello sciatore, che al talento deve abbinare l'allenamento e la dedizione. Ma anche questo non basta. Ci vuole poi la testa, la capacità di dare il meglio al momento giusto, in quel minuto in cui non puoi sbagliare nulla. Lo sci non è il tennis, dove chi ha un passaggio a vuoto e perde magari un set può ancora vincere la partita. E non è nemmeno l'atletica, dove persino nei 100 metri piani, la gara più breve, è davvero difficile che il più forte non vinca, perché l'unico rischio è sbagliare la partenza. Io penso, e non sono la sola, che lo sci sia lo sport più "bastardo" del mondo, quello in cui è più difficile diventare vincitori seriali.
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