Francesco Toldo è stato uno dei portieri più forti della storia del calcio italiano. Il 48enne di Padova dopo essere cresciuto nelle giovanili del Milan inizia a fare gavetta in Serie B al Verona, pur senza mai scendere in campo, e in C2 e C1 con le maglie di Trento e Ravenna. Nel 1993 la Fiorentina si rende conto delle sue grandi doti e lo porta in viola con Toldo che gioca da titolare quella stagione in serie B. Dopo quell'annata nel campionato cadetto, l'ex numero uno di Padova gioca altre sette stagioni in Serie A con la Fiorentina collezionando la bellezza di 336 presenze.
Nell'estate del 2001 passa all'Inter e scrive pagine importanti della storia del club nerazzurro soprattutto nelle prime quattro stagione dove gioca da titolare indiscusso. Con l'avvento del collega brasiliano Julios Cesar, Toldo diventa un prezioso numero 12, un lusso e una guida per i più giovani e per lo stesso portiere brasiliano. Il palmares dell'ex estremo difensore della nazionale italiana è ricco con cinque scudetti, cinque Coppe Italia, quattro supercoppe Italiane e soprattutto la Champions League conquistata nel 2010, anno che ha poi sancito il suo ritiro dal calcio.
In esclusiva per ilgiornale.it Toldo ha ricordato l'Inter del Triplete e i suoi eroi, ha parlato della sua esperienza con la maglia della nazionale, ha trattato anche il momento particolare che stanno vivendo il mondo del calcio e dello sport per via della pandemia da coronavirus che ha travolto il mondo intero e tanti altri argomenti:
Toldo, 10 anni fa l’Inter usciva sconfitta dal Camp Nou ma con la finale di Champions League ottenuta. Ci racconti come hai vissuto quella serata e qualche aneddoto particolare legato a quella partita?
"Siamo stati monumentali, forti del 3-1 dell’andata, tutto il mondo calcistico conosce la forza del Barcellona al Camp Nou. Hanno caratteristiche fuori dall’ordinario, mettono in difficoltà qualsiasi squadra; però contro di noi non l'hanno fatto vedere! L’Inter del Triplete era costruita da uomini prima che da calciatori, mi ricordo la grande parata di Julio Cesar su Messi e nonostante il rosso a Thiago Motta abbiamo retto fino alla fine della partita. Un aneddoto? Il giorno prima ci fu una grande litigata a pranzo tra di noi per motivi che non posso dirti, fanno parte dei segreti di quell’anno….ma tutto si risolse nel migliore dei modi ed entrammo in campo più uniti che mai".
In tanti hanno esaltato quella squadra che conquistò il triplete. Qual era la vera forza del gruppo?
"La vera forza del gruppo era il confronto diretto e il dirsi le cose in faccia senza che nessuno si offendesse. C’erano inoltre grandi campioni che si misero a disposizione del gruppo anteponendo l’interesse della squadra a quello personale. L’aspetto principale è rappresentato da Mourinho che, insieme alla società di Massimo Moratti, lavorava con gli stessi obiettivi. Lungo il cammino si sono aggiunti i tifosi che hanno sempre di più compreso la grandezza della stagione e la sinergia è stata fondamentale per arrivare a quei grandi traguardi".
Ci racconti qualche aneddoto su José Mourinho? Che tipo di allenatore e di motivatore era?
"Mou prima di tutto è uno psicologo, la gestione del gruppo per lui è fondamentale, la chiarezza e la comunicazione sono punti saldi. Ottiene rispetto dal gruppo quando egli per primo s’arrabbia coi giocatori più importanti nelle riunioni in spogliatoio. Più volte ha attaccato per motivazioni varie i grandi campioni senza che nessuno si offendesse per i concetti sensati che riusciva ad esprimere. Era il primo agli allenamenti e l'ultimo a chiudere la porta. Con lui potevi tranquillamente disquisire di qualsiasi argomento, era sempre preparato. Spiccava la sua dote nel parlare più lingue straniere e lo dimostrò alla sua presentazione alla Pinetina. Tutt’ora ci sentiamo...".
Capitolo Inter attuale. Cosa ne pensi di Antonio Conte e della squadra allestita da Marotta e Ausilio? Quanto manca per colmare il gap con la Juventus?
"Penso che ci siamo alzati di livello rispetto alle annate precedenti anche se non basta, non per confrontarsi con la Juventus, questo no! Perché l’Inter deve tracciare sempre e comunque la sua rotta e rispettarla. L’Inter ha una sua notevole storia calcistica ed avrebbe meritato molti scudetti in più sul petto".
Il calcio e lo sport si sono dovuti fermare per la pandemia da coronavirus. Pensi sia giusto riprendere o archiviare la stagione 2019-2020?
"Voglio pensare ad un calcio più vicino alla normalità della gente per cui il buon senso imporrebbe di fermarsi e rivedersi a campionato nuovo. Purtroppo però l’introito maggiore del calcio è rappresentato dai diritti tv che se venissero a mancare improvvisamente causerebbero un danno enorme all’indotto e a cascata fino all’economia di tutti i giorni. Quindi mi aspetto una ripartenza in sicurezza proprio per vincere contro questo Covid-19 e ritornare lentamente alla normalità".
Cosa ne pensi delle polemiche di questi giorni su questo tema che sta infiammando il mondo del calcio?
"Si tratta di riflessioni che poi col tempo passano, trovo ingiusto scaricare al solito mondo dorato del pallone colpe che giocatori non hanno. Il governo guidato da un pool di scienziati si sta esprimendo e trovo che in un momento di difficolta si debba cercare di criticare di meno e agire di più. Alla fine giusto ripartire".
Sei stato grande protagonista con l’Italia nel 2000. Le tue innumerevoli parate in semifinale sono valse la finale poi purtroppo persa contro la Francia. Ci racconti le tue emozioni di quella partita e della finale?
"La partita con l’Olanda rientra nelle immortali del calcio, ricorre il ventennio fra pochi giorni e gli sportivi continuano a riviverla. Se ti dicessi che la sera prima ho immaginato esattamente nella mia testa tutto ciò che l’indomani sarebbe accaduto? Ci crederesti? Ebbene è andata proprio così, ero convinto di alzare un muro per contenere gli olandesi, solo Kluivert ha retto psicologicamente".
Tema dolente, il 5 maggio: cos'è successo in quella partita? Ti aspettavi l'addio di Ronaldo a fine stagione?
"Epilogo amarissimo di un campionato falsato da altre forze a discapito della meritocrazia sportiva. Senza voler polemizzare a distanza di tempo, vicenda chiusa. Ronaldo? Il brasiliano più forte e simpatico che abbia conosciuto, malgrado le sue avversità fisiche sfoggiava sempre un sorriso contagioso".
Una volta in Inter-Juventus sei stato protagonista con Christian Vieri di una carambola che è valsa il pareggio nerazzurro. Senti tuo quel gol?
"Il gol era mio, Bobone l’ha preso solo per la classifica cannonieri che meritava di vincere. Tutt’ora con Bobo scherziamo sulla paternità del gol, tanto io so che e mia (ride; ndr). Personalmente sono fiero e ancora divertito del gol a San siro con la Juventus. lo racconto spesso ai miei figli e prendo l’esempio quando parlo ai giovani dicendo loro che con la convinzione unita al talento, ovviamente insieme alla buona sorte, raggiungi i sogni che ti prefiggi… Fatelo ragazzi, sognate e realizzate i vostri obiettivi".
Cosa ne pensi delle dicharazioni di Romelu Lukaku durante una diretta Instagram con la moglie di Mertens:
"Tra dicembre e gennaio 23 su 25 calciatori hanno avuto la febbre. Non sapremo mai se era coronavirus o meno” "Ho imparato a non giudicare quando non conosco bene la situazione, penso che all’inter ci sia uno staff sanitario con medici preparatissimi che tutelano i propri giocatori e credo che ognuno debba rispondere per il suo mestiere".
Vuoi mandare un messaggio su come dovrebbe e potrebbe migliorare il mondo del calcio?
"Il calcio è lo sport principale in Italia e per questo bisognerebbe conservarlo e migliorarlo per appassionare sempre più sportivi. Per questa ragione mi piacerebbe che ogni campione cerchi di essere esemplare sia quando gioca ma soprattutto nella vita privata.
Così facendo alzi si innalza il livello d’umanità intorno a questo sport. I giovani ragazzi di oggi che giocano nei dilettanti e nel calcio minore osservano ogni comportamento dei nostri idoli, diamo il buon esempio allora!".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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