Tonali: "Io, papà Ibra e il derby. Quel giorno è finita la paura"

Tifoso rossonero doc e rivelazione. Ha festeggiato lo scudetto facendo l'esame della patente con un istruttore interista e...

Tonali: "Io, papà Ibra e il derby. Quel giorno è finita la paura"

Sandro Tonali ieri mattina si è svegliato tardi e col mal di testa. Non per qualche bicchiere in più bevuto domenica notte durante la festa sfrenata finita alle 6 del mattino. No. All'ora di pranzo di lunedì ha sostenuto l'esame per la patente con istruttore interista («si è comportato da sportivo»): promosso. E così Sandro Tonali in poco meno di 24 ore ha ricevuto due attestati inseguiti da bambino: lo scudetto all'età di appena 22 anni con la squadra del cuore, e finalmente l'abilitazione alla guida dell'auto aziendale. «Ho sempre avuto un senso di appartenenza molto alto ma quando vinci con la squadra per la quale sei tifoso da bambino cambia tutto. Ho capito domenica la dimensione della conquista quando ho visto gli occhi della gente a Reggio Emilia e poi i tifosi a Milano, qui nella piazza di casa Milan. Ricordavo perfettamente la festa per lo scudetto precedente, avevo 11 anni e lo festeggiai nel mio paese, una cosetta piccola».

Comincia così il suo racconto spontaneo e fanciullesco (registrato da Dazn), interrotto dal blitz di Florenzi che gli arriva alle spalle per spiegare che Sandro Tonali è davvero «l'erede di Daniele de Rossi» e che lui, Florenzi, con Ibra e Kjaer «facevamo finta d'essere tranquilli nelle ultime settimane, il segreto è stato equilibrio e stesso gioco sempre, anche nell'ultima col Sassuolo».

È il bello della diretta si direbbe in un'altra epoca. È il bello di questo lunedì milanista, con il popolo che fuori da casa Milan si accalca e aspetta di salutare i suoi eroi. In un angolo del museo invece c'è Sandro Tonali che racconta la sua prima volta baciata dal successo e da tante altre cose. Per esempio dall'incontro con Ibra. «Zlatan è qualcosa di unico anche quando non gioca e sta in panchina. A fine partita ieri ci ha preso da parte e ci ha parlato come si fa con i figli spiegandoci quello che abbiamo fatto e quello che possiamo ancora fare. Io spero che continui anche se dovesse giocare per pochi minuti» la sua preghiera.

Come sono stati gli allenamenti dall'arrivo di Ibra?

«Di un livello incredibilmente alto. Avrà perso una sola partita in tutto questo tempo. E, incredibile ma vero, nelle ultime 5 settimane a Milanello la formazione titolare ha perso tutte le partite d'allenamento».

Tutti dicono che sei stato tosto in partita e nel derby in particolare

«Non è questione di età, è questione di testa. In quei 90 minuti non guardi in faccia nessuno poi alla fine abbracci Bastoni perché è tuo compagno in Nazionale, non c'è tempo di farsi condizionare prima. Mi è stato utile l'apprendistato in serie B col Brescia: ho giocato 70 partite in cui agonismo e corsa erano essenziali, ho preso tante botte, ho avuto avversari tosti. Ho capito lì la musica».

Diamo un po' di voti alla stagione

«Il gol più bello quello col Cagliari, su punizione. Il più importante con la Lazio naturalmente. Il milanista rivelazione? Kalulu. Il gol più spettacolare? Di Theo con l'Atalanta. La parata top di Maignan? Contro la Roma. Ecco Maignan è stato una scoperta: se controllate bene è ancora a Milanello ad allenarsi. Arriva prima di tutti, finisce dopo tutti, lavora da mattina a sera. Il migliore del Milan? Leao. Ci ha fatto vincere quando eravamo in difficoltà».

La partita chiave?

«Il derby di ritorno. Avessimo perso saremmo andati a meno 10 e sarebbe forse finita la rincorsa. In 20' abbiamo capovolto risultato e storia del torneo. Sapevamo che l'Inter era la più forte ma a quel punto con passione, cuore ed emozioni siamo riusciti ad arrivare davanti. Quel 2 a 1 ci ha dato una spinta clamorosa».

Quando è scoccata la scintilla?

«Proprio con quel derby perché prima pativamo la forza fisica dell'Inter. Da quel giorno in poi abbiamo capito che potevamo giocare alla pari, senza più paura».

Dopo lo scudetto cosa c'è?

«Il sogno adesso è la Champions».

Hai sentito Gattuso?

«No, lo chiamerò io, ho il telefono intasato in queste ore».

L'estate scorsa è stata un'estate tormentata per via del contratto

«Esatto. Non si trovava l'accordo e devo dire che ho trovato un presidente, in Cellino, che ha onorato la promessa fatta. Mi disse: Sandro, farò di tutto per renderti felice. E così è stato. Sono rinato quando mi ha chiamato Paolo (Maldini, ndr) e mi ha detto: da oggi sei un'altra volta un calciatore del Milan. Lì ho messo il punto e sono ripartito, ho cambiato marcia. E me ne sono accorto subito, dal primo giorno di ritiro, dalle prime amichevoli».

E il

futuro come sarà?

«Non è un problema il rinnovo del mio contratto, lo sanno bene al Milan. Anzi è l'ultima delle priorità. Per prima cosa devono occuparsi dei calciatori che sono a fine contratto e devono rinnovare».

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