«Sarà tutta un'altra storia, sono convinto che riusciremo a vincere». E così è stato. Perché non solo ha mantenuto la promessa Xherdan Shaqiri, ma con una tripletta ha trascinato la Svizzera agli ottavi di finale davanti a Blatter, in tribuna per l'occasione. Un déjà vu dal finale diverso. Perché quattro anni dopo la storia si ripete: da Bloemfontein a Manaus. Anche allora l'avversario era l'Honduras. Anche in Sudafrica gli elvetici erano obbligati a vincere per superare il girone, preferibilmente con qualche gol di scarto, ma non andarono oltre lo 0-0. Anche allora era il 25 giugno, come ieri. Anche in quell'occasione scese in campo Shaqiri, entrò a 12 minuti dalla fine per l'esordio mondiale nel vano assalto finale.
Quattro anni dopo però si prende la scena al momento giusto, dopo due partite non all'altezza per lui considerato punto di forza, titolare indiscusso della formazione di Hitzfeld. Finalmente decisivo in Brasile, Shaqiri in mezz'ora chiude la pratica aprendo la sua serata perfetta con uno straordinario sinistro a giro che s'infila sotto la traversa e poi raddoppiando. Diabolico il mancino di questo giocatore che radio mercato con insistenza considera nel mirino del Liverpool, ma anche della Juventus. La Svizzera per il resto ha solo dovuto controllare un volenteroso Honduras che lascia il Mondiale senza strappare nemmeno un punto.
Contro la Svizzera si può lamentare solamente per un rigore non dato che avrebbe potuto riaprire la partita: solo davanti alla porta Jerry Palacios steso da Djourou. Poco prima provvidenziale un salvataggio di Rodriguez sulla linea con il portiere Benaglio battuto sul tiro di Bengtson.
A quel punto Shaqiri, sempre di sinistro, ha calato il tris che ha spento l'Honduras. Ora la Svizzera multietnica di Hitzfeld, di cui Shaqiri di origine kosovara-albanese è un simbolo, se la vedrà con l'Argentina negli ottavi di finale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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