Tutti i guai di Mancini&Vialli. Dall'Italia ai paradisi fiscali

I gemelli del gol coinvolti nell'inchiesta Pandora Papers. E il ko con la Spagna fa suonare l'allarme per il Mondiale

Tutti i guai di Mancini&Vialli. Dall'Italia ai paradisi fiscali

Erano i gemelli del gol alla Samp, ora collaborano da due anni in nazionale e poche ore dopo la sconfitta dell'Italia a San Siro con la Spagna si parla di loro per le ricchezze offshore svelate dall'archivio segreto dei Pandora Papers. Il ct Roberto Mancini e il capodelegazione Gianluca Vialli sono passati dai guai in campo per l'interruzione della lunga serie di imbattibilità degli azzurri a quelli fuori dopo le rivelazioni dell'inchiesta giornalistica internazionale del consorzio Icij.

I due ex calciatori hanno infatti creato negli anni scorsi delle società nel paradiso fiscale delle British Virgin Islands. Mancini viene indicato nei documenti come l'azionista di Bastian Asset Holdings, società costituita nel 2008 e poi liquidata nel 2012 dopo la vendita dell'unico asset, un aereo Piaggio P180. Nel 2009, nei giorni in cui stava per diventare tecnico del Manchester City, l'attuale ct dell'Italia aveva segnalato a una fiduciaria italiana di essere intenzionato a chiedere lo scudo fiscale per regolarizzare la sua posizione con il Fisco.

Vialli, cittadino britannico da molti anni, è invece qualificato come proprietario della Crewborn Holdings e lo schermo offshore è servito a gestire una serie di finanziamenti ad attività italiane. Tra gli investimenti effettuati anche uno nel fondo gestito dalla BC Partners di Londra, che sarebbe stata interessata - secondo rumors raccolti dal Sole 24 Ore, all'acquisto di una quota dell'Inter dai cinesi di Suning alleandosi proprio con Vialli e con Fausto Zanetton, ex banchiere di Goldman Sachs e Morgan Stanley. I due avevano anche dimostrato un interesse per la Sampdoria nel 2019, ma in entrambi i casi tutto è sfumato.

È così finito in secondo piano il ko con la Spagna che ha estromesso gli azzurri dalla finale di Nations League di domenica. E la notte di Milano, che si conferma città «fatale» per gli azzurri negli ultimi anni, consegna a Mancini più di un problema in vista delle ultime gare di qualificazioni mondiali previste per novembre, in primis quella con la Svizzera a Roma il 12. Detto che la gara contro la Roja di Luis Enrique è stata decisa dagli episodi (dall'espulsione di Bonucci al clamoroso errore sotto porta di Insigne), nonostante la superiorità evidente degli spagnoli, preoccupa l'attacco: fuori Immobile e Belotti, che in Nazionale non sono mai stati in realtà due cecchini, la soluzione falso nove non sembra funzionare come non convincono ancora abbastanza Mancini le alternative alle punte pure, Kean, Scamacca e Raspadori. Se il centrocampo è il reparto che preoccupa di meno, sia per qualità, sia per quantità, ma i nostri titolari appaiono con le batterie un po' scariche e manca un vice Jorginho, lo stesso non si può dire della difesa. Donnarumma, fischi e papera a parte, è una certezza («con la Spagna non è andata come volevamo, ora avanti a testa alta verso i prossimi obiettivi», così su Twitter il portiere), alle spalle dei veterani Bonucci e Chiellini - che iniziano comunque a manifestare qualche crepa - non si vedono rincalzi all'altezza, dall'esperto Acerbi al giovane Bastoni passando per Di Lorenzo, Florenzi o Toloi. E l'assenza di Spinazzola sta creando grattacapi per il terzino sinistro, con Emerson costretto agli straordinari ma che va a corrente alternata.

Quando gli avversari fanno girare la palla, dietro un po' si balla, soprattutto sugli esterni, e questo manda in crisi tutti i delicati sincronismi difensivi. La battuta d'arresto con la Spagna non può rovinare un 2021 da sogno, ora manca il tassello del pass mondiale. E poi un anno di tempo per trovare il gruppo ideale per il Qatar.

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