Danilo Petrucci faccia buona da eroe di un fumetto. Danilo sentimenti mai nascosti che quando s'arrabbia è vera rabbia e quando si commuove sono lacrime sincere. Danilo un po' talento e un po' calimero, un po' mediano delle moto e un po' campione. Danilo ventott'anni e centoventitré gare senza mai vincere si è preso tutto il tempo che serviva per sceglierla bene questa sua prima volta: in Italia, in Toscana, a Scarperia, al Mugello, per di più sulla Ducati, per di più beffando all'ultimo giro sia Marc Marquez che il compagno Dovizioso. Danilo con il contratto da scudiero per un anno e ormai in scadenza, Danilo tenuto al guinzaglio, Danilo che se ieri l'ultimo sorpasso sul Dovi e il catalano lo avesse sbagliato sarebbe stata la fine del mondo e della sua carriera in Ducati.
Danilo che comunque, adesso, è ufficialmente un problema. Uno splendido, commovente problema. Per la Ducati alla terza vittoria di fila al Mugello. Per Andrea Dovizioso. Forse anche per se stesso. Perché qualcosa è destinato a cambiare se, dopo aver corso una vita da mediano del motomondo, ti ritrovi, con forza e autorevolezza, a vincere il Gran premio più importante che ci sia per un italiano. Se poi il tuo compagno è pure in lotta per il mondiale in un testa a testa con quel tritatutto di Marquez e, a causa tua, perde punti preziosi, allora, molto altro potrebbe cambiare.
Perché Danilo Petrucci ha trionfato con coraggio, forza, talento e senza rubare nulla ma ignorando platealmente il rapporto magico con il Dovi e i 30 punti di vantaggio in classifica del capo squadra. Di più: l'ha infilato all'ultima occasione utile come avrebbe fatto, senza complimenti, Jorge Lorenzo la passata stagione. «Danilo è entrato in modo aggressivo e ho dovuto rialzare subito la moto, ritrovandomi terzo. Se non fossi stato pronto ci saremmo toccati e sarebbe venuto fuori un patatrac... Sono contento per lui ma ho perso punti importanti» dirà infatti Andrea con lo sguardo scuro di chi sa di aver gettato via un'occasione importante per riagganciare il leader (il distacco è ora salito da 8 a 12 punti) e sente sul viso le cinque dita di uno schiaffone inaspettato. Anche per questo Danilo andrà poi in cortocircuito verbale, forse questa sì l'unica nota stonata della sua meravigliosa giornata. Perché non esiste dalla notte dei tempi dello sport agonistico, qualsiasi sport, che si dedichi la vittoria a colui che hai appena sconfitto. «Andrea è l'ultima persona con cui avrei voluto essere aggressivo...» spiegherà Danilo elencando tutto il bene ricevuto da Dovizioso: «È stato come un fratello, mi ha accolto a Forlì, vivo vicino a lui, ci vediamo spesso, mi dà consigli, mi ha detto di non pensare troppo, che in me rivedeva se stesso quando si sentiva brutto anatroccolo nelle moto, mi ha detto focalizzati solo su di te, come fece lui con Lorenzo, ogni volta che vado a trovarlo a casa mi sembra di scroccare, mi dispiace averlo spinto fuori, ma era l'occasione, per questo voglio dedicargli la vittoria, per tutto ciò che fa per me».
Danilo da brutto anatroccolo a cigno, Danilo un po' tenero, un po' ingenuo, un po' pasticcione, un po' confuso che a motori ormai spenti combatte tra la gioia grande per il giorno più bello della sua vita e il serpeggiante senso di colpa di chi sa di aver combinato qualche guaio.
Anche per questo metterà poi le mani avanti: «Io mi sono tolto il dente, ho finalmente vinto un Gp e adesso aiuterò Andrea a realizzare il suo sogno, che è quello del titolo mondiale». Danilo uomo tutto di un pezzo ma pilota molto affamato. Nel dubbio, la Ducati gli rinnovi subito il contratto. Ovviamente, a patto che...Marquez è troppo forte, furbo e spregiudicato per fargli altri favori.
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