Vale più la Maze di tutta l'Italia rosa

Promossi e bocciati di una stagione che per l'Italia si è chiusa nel modo peggiore, con il grave infortunio a Denise Karbon, l'ennesimo per la sfortunatissima gigantista trentaduenne che nell'ultima manche del gigante, mentre viaggiava a caccia di un possibile podio, ha inforcato e si è spezzata malleolo e perone della gamba destra. Operazione, tre mesi di stop se va bene e poi chissà, il celebre sorriso stavolta si è trasformato in un urlo di dolore che trascina con sé un'intera squadra, devastata dagli infortuni e da un clima di rassegnazione. Cominciamo a dare i voti proprio da qui, e l'insufficienza non può mancare per il gruppo delle donne (voto 4) finito solo ottavo nella classifica per nazioni femminile con meno di 2000 punti, Tina Maze da sola ne ha fatti quasi 600 in più. Il pessimo risultato delle ragazze non ha impedito all'Italia di chiudere seconda nella classifica generale a squadre, grazie ovviamente ai punti conquistati dagli uomini (voto per il gruppo 8), secondi solo all'Austria.
Restando in campo maschile, promossi a pieni voti sono moltissimi atleti, soprattutto stranieri. 10 e lode con encomio va a Marcel Hirscher, per il secondo anno consecutivo vincitore della classifica generale gareggiando in due specialità, gigante e slalom. Non ci sono più parole per definire questo austriaco ancora giovanissimo (è nato nel 1989) che vanta una striscia di successi degna dello Stenmark negli anni d'oro. Anche ieri Marcel è salito sul podio nell'ultimo slalom (e fa 11 su 11, senza contare l'oro mondiale) facendo vacillare le certezze di chi sostiene che questa sia la specialità più aleatoria dello sci. Pianeta Hirscher a parte e restando alle discipline tecniche, si aspettava di più dagli italiani che non sono riusciti a salire sul podio finale né in gigante né in slalom. Il migliore in entrambi i casi è stato Manfred Moelgg (voto 7 alla regolarità) 4° in gigante, 5° in slalom e 7° nella generale, miglior azzurro in assoluto della stagione a conferma, se ce n'era bisogno, che gli specialisti delle gare tecniche sono stati nettamente favoriti dal calendario (voto 4 ai geni della Fis che lo hanno stilato). Moelgg non ha mai vinto ma è finito davanti al tre volte vincitore Christof Innerhofer (voto 8 per le imprese in pista, voto 6 per le dichiarazioni coraggiose ma spesso incoerenti nel dopo gara) e a Dominik Paris, sul podio finale della discesa (voto 10 per la vittoria a Kitzbuehel che vale una carriera, voto 5 per l'italiano, migliorato ma ancora troppo scarso nelle interviste) alle spalle di due marpioni ai quali rende molti anni di esperienza come Aksel Lund Svindal (voto 9 per le prestazioni in pista e anche per il fair play in ogni situazione) e Klaus Kroell. Il podio finale in superG fa meritare un bell'8 a Matteo Marsaglia, nome nuovo della nostra velocità e sufficienza piena, voto 7, anche per Werner Heel, rinato dopo una lunga e profonda crisi, quella in cui versa ora la sua fidanzata Manuela Moelgg, acciaccata fisicamente e sotto terra moralmente, senza voto perché infierire non è il caso. Il voto, anzi i voti, li diamo invece a Nadia Fanchini, anche ieri brava nell'ultimo gigante chiuso al 6° posto (voto 8), ma non ancora pronta a tornare protagonista assoluta nelle discipline veloci (voto 6), anche se la medaglia d'argento ai mondiali farebbe pensare il contrario. La migliore italiana nella classifica finale di coppa, 22° posto, è stata Irene Curtoni, partita bene e poi finita vittima di acciacchi fisici. Anche per lei due voti: 7 per la determinazione in pista, 5 per l'esagerata ricerca di giustificazioni quando le cose non vanno.

L'unico podio per le donne azzurre è arrivato dalla veterana Dada Merighetti (voto 6, fa troppi errori), mentre zero podi sono arrivati da Max Blardone (voto 5 per l'incapacità di adattarsi ai nuovi sci), un anno fa capace di battere Ted Ligety in gigante, ora rimasto a fatica nei primi 15 mondiali.

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