Aspettando la Nazionale, abbiamo trovato l'argomento col quale dividerci, polemizzare e trascorrere le due settimane di sosta. È il rigore di Inter-Napoli, naturalmente. In sequenza abbiamo avuto: a) l'intemerata di Antonio Conte contro il penalty giudicato «inesistente» («ma state scherzando» la sua domanda retorica rivolta al quarto uomo, ndr) e il protocollo che stabilisce l'utilizzo del var; 2) la replica di Marotta che ha definito invece il «rigore ineccepibile»; 3) il commento di Rocchi che ha liquidato l'intervento dell'arbitro Mariani «al di sotto della soglia»; 4) la controreplica dagli Usa di ADL che ha rilanciato i sospetti di Conte e redarguito Marotta; 5) il mancato deferimento di Conte; 6) la scelta tecnica della Can di mandare Mariani a meditare in serie B. Questo il riassunto delle puntate precedenti. Inutile illudersi: la rivalità Napoli-Inter e in particolare il duello rusticano tra Conte e Marotta durerà per molti mesi per un motivo semplicissimo. Il tecnico del Napoli ha lavorato per molti anni al fianco del presidente dell'Inter e ne conosce perfettamente bravura e abilità, così come il dirigente interista comprende benissimo l'obiettivo della «sparata» di Conte. L'ha già sentita ai tempi della Juve.
A questo punto ci sono soltanto un paio di riflessioni da fare. La prima: non c'è stato alcun deferimento nei confronti di Antonio Conte perché sarebbe stato pittoresco giustificarlo visto che l'obiettivo è il protocollo del var, un documento, non una persona o un arbitro. La seconda: è fondamentale che in questo clima di contrapposizione frontale, Rocchi e i suoi arbitri se ne stiano lontanissimi e mantengano una traiettoria lineare nelle decisioni lungo tutto il campionato.
Ultima raccomandazione non richiesta: per rendere più credibile la crociata contro un protocollo scritto per depotenziare il var e valorizzare il ruolo dell'arbitro in campo (parere personale ndr), bisogna discuterne a bocce ferme, prima dell'inizio del campionato e non dopo un episodio.
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