Non ha mai fatto lo sbruffone, figuriamoci adesso, a 34 anni suonati. Non ha mai fatto proclami, perché non è nelle sue corde. Basso profilo, per Ivan Basso. Anche quest'anno, anche adesso che ha deciso di sciogliere le riserve: «Correrò il Giro per vincerlo la terza volta, anche se non sarà facile, ad incominciare da Scarponi, che vorrà vincere il Giro sulla strada, e non solo a tavolino, dopo la squalifica di Contador».
Ivan Basso era in forse. O meglio, in forse si è messo sempre e solo lui, per via di quella condizione che tardava ad arrivare. Soprattutto per via di quelle sensazioni che non gli dicevano nulla di buono. Soprattutto per via di quei continui contrattempi, dati dalle cadute (alla Parigi-Nizza due volte: ginocchio messo a dura prova) e da quei dolori muscolari che gli hanno minato la testa, facendogli lievitare i cattivi pensieri.
«Non è stata facile, e non nascondo che qualche brutto pensiero mi ha sfiorato la mente - ci racconta Ivan Basso, che è ritornato dal Giro di Romandia con il morale sollevato e qualche convinzione in più -. Una primavera difficile, dura, fatta di tanti contrattempi. La fatica che si fa sentire: una brutta Tirreno. Poi tanto lavoro in altura, sul Teide, dove ho messo alla frusta me stesso e la squadra. Mi sono detto: o la va o la spacca».
Al Giro del Trentino non bene, ma benino…
«Avevo bisogno di ritrovare il ritmo di corsa, di sciogliere i muscoli dopo tanto lavoro. Sono uscito da quella corsa non male, con delle buone indicazioni. Poi il Romandia. Bene, mai in difficoltà e la decisione di puntare dritto al Giro».
Il Giro le è sempre piaciuto…
«Molto, moltissimo, quello di quest'anno tra l'altro è molto simile a quello che ho vinto nel 2010: partenza dall'estero (allora da Amsterdam, quest'anno da Herning, in Danimarca, ndr) come due anni fa. Prima settimana nervosa, con la crono iniziale e la cronosquadre di Verona. Poi i trabocchetti di Porto Sant'Elpidio, Rocca di Cambio e Lago Laceno. Seconda settimana da occhi aperti, anche se non impossibile. Poi ultima settimana da far tremare i polsi, con Pampeago, Mortirolo e Stelvio».
Sa che può raggiungere a quota tre Giri gente come Brunero, Magni, Gimondi e Hinault?
«So che sono nella posizione più scomoda: devo vincere e la cosa non è facilissima».
Poi la aspetterà il Tour, per dare una mano a Vincenzo Nibali a sognare…
«È il minimo che possa fare dopo quello che lui ha fatto per me nel 2010. Gli metterò al servizio la mia esperienza, il mio amore per quella corsa. So che Vincenzo potrà fare un grande Tour, ma prima io dovrò fare un grande Giro, anche senza Vincenzo».
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