Ibra veste il Diavolo

Zlatan a ruota libera per 75 minuti annuncia Fonseca: "Farà un calcio dominante". Il tecnico: "Un onore"

Ibra veste il Diavolo
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«D opo solo sei mesi ho già qualche capello bianco». Si è presentato così il nuovo Zlatan Ibrahimovic, tutto in scuro, camicia e vestito, la «voce» di Gerry Cardinale nel Milan di oggi e di domani. Dinanzi a una platea di oltre 50 giornalisti italiani e stranieri, per 75 minuti, ha presentato Paulo Fonseca e sciolto ogni dubbio, risposto a cento domande, disegnato il futuro, incoraggiato i tifosi e spiegato nel dettaglio il suo ruolo segnalando che «non siamo un podcast, parlerò solo quando c'è da dire qualcosa» in risposta ai silenzi delle ultime settimane. Ecco allora tutto Ibra dalla a (di Antonio Conte), alla z (di Zlatan), con qualche stoccata indiretta per Inter, (forse) per Maldini, di sicuro per Scaroni e per la narrazione delle ultime settimane.

SINTONIA CON FURLANI E C.

«A gennaio 2024 c'è stata la prima telefonata di Giorgio Furlani, poi ho parlato con Cardinale e ho accettato di entrare in RedBird, il mio settore è il Milan. Voglio lavorare in team, ciascuno col suo ruolo. C'è differenza tra lo status di calciatore e quello di dirigente, io non sono arrivato con l'idea ho giocato, so tutto. No. Comincio da capo. Il mio obiettivo è vincere, non arrivare nei primi 4. Chi ha obiettivi personali non può stare nel Milan».

PERCHÉ FONSECA

«Grazie a Pioli per i suoi 5 anni. Dopo Stefano abbiamo scelto Paulo Fonseca, tecnico top e ambizioso: è il profilo giusto per il nostro team che diventerà ancora più giovane, capace di esprimere un calcio dominante e offensivo e portare un nuovo metodo dopo 5 anni. Abbiamo parlato molto con lui in questi giorni. Non c'è mai stato un allenatore di Furlani, uno di Moncada, uno di Ibra e uno di Cardinale: ci sono voci e poi c'è la realtà. Avevamo due profili: Lopetegui e Fonseca. Alla fine abbiamo puntato su Fonseca».

PERCHÉ NON CONTE

«Con tutto il rispetto per Antonio, non abbiamo mai avuto sul tavolo il nome di Conte, non cercavamo un manager col quale magari devi poi cambiare 8 su 11 giocatori ma un allenatore che completasse il lavoro iniziato l'anno scorso con un ottimo mercato. Vogliamo allevare calciatori italiani nell'under 23, non ne abbiano all'Europeo. E a proposito: Gabbia, per il rendimento avuto al rientro dalla Spagna, meritava la convocazione in Nazionale».

THEO, LEAO E MAIGNAN

«Tutti e tre restano. Grazie ai risultati finanziari degli ultimi anni, il Milan non ha bisogno di cedere qualche top e può quindi trattare i rinnovi senza problemi. Tutto quello che il club guadagna dalla gestione economica sarà reinvestito nel potenziamento della prima squadra».

ZIRKZEE E COMMISSIONI

«Zirkzee è molto bravo, viene dalla scuola dell'Ajax, non faccio paragoni con il giovane Ibra, non è il solo che seguiamo per quel ruolo. Io non tratto con i procuratori: per me o è bianco o è nero, Furlani e Moncada invece sono più pazienti. Ma non facciamo beneficenza, ho avuto la scuola di Raiola e di Galliani».

INTER E TIFOSI

«Solo un perdente guarda gli altri. Vedere la seconda stella dell'Inter non mi tocca né mi fa soffrire, mi dà invece la carica. Ai tifosi dico che anche noi siamo insoddisfatti del recente risultato ma che il futuro è brillante. Parteciperemo a 4 trofei (campionato, Champions, coppa Italia e Supercoppa, ndr), dobbiamo puntare a vincere in Italia e in Europa. Ricordatevi: il Milan non vince ma fa la storia».

CAMARDA

«Alla sua età non ero così forte. Lui è il futuro del Milan, noi dobbiamo proteggerlo e farlo crescere. L'accademia serve a questo, il salto dalla primavera alla prima squadra era troppo alto».

ECCO FONSECA

Dal Portogallo dove è in vacanza a studiare le partite dell'ultimo Milan, Paulo Fonseca si è presentato così al mondo Milan.

Ha scelto per l'occasione tre sostantivi: «È un onore, un orgoglio, una responsabilità». Non potrà cavarsela così velocemente all'atto della presentazione e soprattutto quando comincerà a rotolare il pallone sull'erba di San Siro.

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