"Statale, fuori i cattolici". Rissa all'evento prolife

Interrotto per mezz'ora il convegno: minacce bestemmie e fumogeni. L'Ateneo: fatto grave

"Statale, fuori i cattolici". Rissa all'evento prolife
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«Fuori i cattolici e gli antiabortisti dall'università e dalle nostre mutande». E via con spintoni, bestemmie e fumogeni. Non c'è spazio per le posizioni prolife nella Statale, lo hanno deciso gli antagonisti di «Non Una Di Meno» insieme a Studenti Indipendenti, UDU, Rebelot, Cambiare Rotta, che da settimane stanno «okkupando» un edificio in Città Studi. L'altra sera il presidio in via Celoria contro un convegno sul tema delle cure palliative organizzato dalla lista Obiettivo Studenti e dal Centro di aiuto alla via della Mangiagalli si è trasformato in una gazzarra. In serata è lo stesso Ateneo a invocare chiarezza e a condannare «ogni forma di violenza e di intolleranza» perché «la libera espressione è valore essenziale».

Eppure il tam tam era scattato giorni prima sui social e sui telefonini: «L'evento è ironicamente intitolato Accogliere la vita, storie di libere scelte, ma i centri di aiuto alla vita e i medici antiabortisti ostacolano e impediscono il diritto all'aborto, per di più il giorno dopo il 25 novembre», giornata contro la violenza sulle donne. «Distribuiremo i kit per l'aborto sicuro, libero e gratuito». Di sicuro c'è il fatto che i manifestanti sono entrati in aula dopo qualche minuto («Fuori CL dall'Università» il primo coretto), poi gli spintoni. Un dirigente dell'Università è stato brutalmente fatto cadere, i più facinorosi hanno staccato elettricità e microfoni, intonando cori minacciosi e offensivi e persino bestemmie, minacciando personalmente una delle relatrici. Poi qualcuno ha rovesciato in testa una bottiglia d'acqua a un partecipante, urlando slogan come «Contro CL la gioventù si scaglia, porca Ma... è il grido di battaglia» oppure «il ciellino non è malato, è solo un aborto mancato». Il blitz da pochi secondi è durato quasi un'ora, alla fine i circa 300 studenti che durante l'assalto sono rimasti immobili, silenziosi e impassibili per non cadere nella provocazione, hanno abbandonato l'aula nonostante la presenza della Digos. «Il Viminale difenda gli eventi prolife», sottolinea Toni Brandi di Provita&Famiglia.

«Chi si autoproclama portavoce dei diritti ci impedisce di parlare. È inaccettabile perché calpestare la libertà di espressione significa decretare la morte dell'università e della nostra società», dicono Pietro Piva e ed Elia Montani di Obiettivo Studenti.

È arrivata la solidarietà di parlamentari italiani ed europei come Massimiliano Salini (Fi), Lorenzo Malagola(FdI), Enrico Borghi (Iv) e Maurizio Lupi, che ha chiesto un'informativa al ministro dell'Università Anna Maria Bernini. Quest'ultima in serata ha chiamato la rettrice Marina Brambilla, esprimendo la sua condanna.

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