Dottor Stella, andiamo dritti alla questione più spinosa. E’ vero che non ha preso Santoro a La7 per non dare un dispiacere a Berlusconi?
«Fesserie. Se mi avessero chiesto una cosa del genere avrei dato le dimissioni. Con Santoro non abbiamo chiuso il contratto solo perché lui pretendeva libertà assoluta, nessun controllo su scaletta, ospiti e filmati».
Ciò che ha sempre chiesto quand’era in Rai: perché ha avviato le trattative pur sapendo che lì si andava a parare?
«Perché è stato lui a venire da me. Io ho una regola: nulla chiedere, nulla rifiutare, tutto verificare. Eravamo d’accordo su tutto: corrispettivo economico, collaboratori, tipo di prodotto, costo puntate. Ma nessun editore può dare carta bianca perché ha la responsabilità finale di quello che va in onda».
In Rai, nonostante i tentativi di Masi di controllarlo, Santoro questa libertà se la prendeva.
«Ma lì gli facevano solo dei buffetti. Con me avrebbe trovato un osso ben più duro. Le regole si applicano a tutti: da Lerner a Piroso. Solo Mentana non deve riferire a me perché, in quanto direttore, si assume tutte le responsabilità».
Pare che ora Santoro produrrà in proprio i programmi e li distribuirà su vari network...
«Non vedo l’ora di vederlo alla prova. E’ facile chiedere libertà con i soldi degli altri. Michele è uno che ha bisogno di un nemico e se non lo trova lo cerca nel proprio editore. E, comunque, tornando al discorso dei veti politici, è più pericoloso da battitore libero che da dipendente de La7 o di altre reti. Se Berlusconi lo volesse neutralizzare del tutto lo dovrebbe riprendere a Mediaset».
Però, libertà o meno, La7 con Santoro avrebbe compiuto la svolta finale: più share, pubblicità e forza politica.
«Si può vivere felici anche senza di lui. Siamo cresciuti moltissimo e speriamo di migliorare ancora: ci sono altri giornalisti in gamba, come Corrado Formigli che a settembre partirà con Piazza pulita. E poi abbiamo altri acquisti: Gianluigi Nuzzi, Nicola Porro (insieme a Luca telese a In Onda) e Filippo Facci».
Che lei ha voluto, si dice, per controbilanciare il posizionamento a sinistra de La7...
«Non è vero. Ho badato alle professionalità e alla risoluzione di situazioni complicate come quella tra Costamagna e Telese (i due non si sopportano, ndr). In fin dei conti, sono solo tre gli acquisti che si possono ascrivere, e neppure tanto organicamente, all’area di centro destra».
E Paolo Ruffini, neo direttore da ottobre considerato da sempre un “cattocomunista”, l’ha preso perché può tenere insieme tutte queste diverse anime?
«L’abbiamo scelto perché ha fatto uno splendido lavoro a Raitre. E già che ci sono ringrazio Lillo Tombolini (di cui Ruffini prenderà il posto) per il grande contributo che ha dato a La7 in tutti questi anni e assicuro che resterà con noi nel comitato editoriale».
La rete, che ha fatto il salto da gigante con lo scoppiettante Tg di Mentana, in questa stagione deve dimostrare di essere diventata grande, quel terzo polo sognato da molti...
«Di terzi poli non ci interessiamo, sono cose del passato. A volte La7 si è autolimitata. La situazione mediatica e politica è cambiata. La nostra crescita non dipende da condizionamenti esterni. Noi puntiamo solo a un obiettivo: realizzare programmi che rendono più di quanto costano. La pubblicità è cresciuta del 34 per cento, gli ascolti veleggiano attorno al quattro per cento, il Tg di Mentana supera abbondantemente il 10. Cercheremo di arrivare al pareggio di bilancio (a giugno il gruppo Ti Media perdeva circa 16 milioni di euro e aveva un indebitamento di 144, ndr) entro la fine del mio mandato che scade nel 2013».
Ma dei macachi – per usare una sua metafora - che potevano cadere dal banano Rai (Floris, Dandini, Gabanelli), sperava di raccoglierne qualcuno in più?
«Io non spero nulla. Se qualcuno viene da me, valuto. Comunque mi sembra che l’arrivo di Saviano, Fazio e Ruffini sia decisamente importante».
Operazione masochista della Rai di non riproporre «Vieni via con me».
«Affari loro. Noi faremo quattro speciali con Roberto da gennaio in attesa che Fabio concluda Che tempo che fa e arrivi da noi in primavera. In più, in cambio di non opzionare Vieni via con me per il 2013 e 2014, ho ottenuto dalla Rai che Fazio possa venire ospite da noi anche in futuro».
Davvero? Dunque il talk potrebbe tornare in Rai... Invece, nel settore intrattenimento puntate su volti di sicuro successo come Benedetta Parodi con il programma di cucina all’ora di pranzo. Ci sono altri arrivi?
«Per ora no. Però bisogna inventare uno show che possa alternarsi con quello di Crozza, che, per rinnovarsi, andrà in onda una stagione sì e una no. Se penso a qualcuno che mi piace - non ci sono trattative in corso - mi vengono in mente i fratelli Guzzanti, tutti e tre. E comunque ora non guardiamo solo ai macachi sui banani, ma anche ai cardellini che stanno sui ciliegi...».
Intanto va avanti l’operazione di ricerca di un partner per TI Media, si era parlato anche del gruppo Espresso-Repubblica o addirittura di vendita totale del gruppo...
«Per l’ingresso di soci, non si guarda soltanto all’Italia, ma stiamo allargando gli orizzonti all’estero, ci si deve alleare con network che ampliano know-how e prodotto. Le voci di una vendita non mi riguardano. Non sono io a dover decidere. Finché resto qui faccio il mio lavoro di manager. Certo che trovo singolare immaginare, come fa Travaglio, che si possa usare la piccolissima La7 come spauracchio per difendere il gigante Telecom».
Lei tratta la Tv come un’azienda di scarpe. Ha tagliato personale, ha cercato di farlo con i giornalisti del Tg, sposta o cancella volti noti senza neppure dirglielo, usa modi rudi e sbrigativi. In molti la odieranno. Dorme bene di notte?
«Benissimo. Sono cinico e arido, lo dico sempre. E quindi non mi faccio commuovere. Se devo tagliare del personale lo faccio sapendo che così salvo un’azienda e magari tre quarti della gente che ci lavora. Ma a La7 non ho cacciato nessuno tranne Chiambretti: il suo show costava troppo e non lo voleva portare in prima serata. Anche i conduttori che eventualmente dovessero rimanere senza programma troveranno una collocazione. E alla fine mi sembra che ci sia una clima sereno dove quelli che lavorano bene sono premiati».
Ma almeno qualche passione
«Andare in bicicletta e guardare i film di Frank Capra. Alla sera mi rilasso rivedendo musical come Sette spose per sette fratelli. La mia forza? Mia moglie che con tanta dolcezza mi sopporta».
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