La sabbia chiara e fredda, sulla quale si estinguono una dopo l'altra le onde grigie della Manica, è sommersa di elmetti sporchi e stanchi. Somigliano a scodelle di latta, per quanto gli ufficiali abbiano sempre preferito chiamarle "bombetta da battaglia". Dunkerque - o Dunkirk che dir si voglia - , cittadina costiera francese che dista soli dieci chilometri dal Belgio, è letteralmente l’ultima spiaggia per il British Expeditionary Force, di ciò che resta dell’Armée de terre e degli sbandati del piccolo Esercito belga.
Sono stati travolti dall’avanzata della Wehrmacht che, efficiente e potentissima, li ha chiusi in un una sacca di meno di centro chilometri quadrati e potrebbe travolgerli da un momento all’altro. Ripiegamento dopo ripiegamento, 300.000 uomini si sono riuniti dietro al perimetro difensivo in attesa d'essere evacuati sotto i bombardamenti incessanti che vengono portati - in picchiata - dai Stuka della Luftwaffe: che li tormentano come topi in un barile di sabbia. Quello era lo stato delle cose, al preludio della più grande missione di evacuazione mai vista nella storia: l’Operazione Dynamo.
A seguito dell’offensiva tedesca (Operazione Fall Gelb, ndr) che attraverso l’avanzata irrefrenabile delle Panzer-Division costrinse il contingente Anglo-franco-belga ad attestarsi sulla Linea di Lys per ripiegare verso zona costiera di Dunkerque, lo Stato Maggiore britannico, certificata la completa incapacità di resistere ad una ulteriore offensiva, diede l’ordine di ammassare mezzi e uomini in prossimità delle spiagge per consentirne il ritorno in Inghilterra. Dove con buon probabilità la battaglia sarebbe proseguita di lì a poco tempo.
Esposti al continuo fuoco dell’artiglieria e ai continui raid dei bombardieri della Luftwaffe, migliaia di uomini allo sbando si riunirono dopo aver ricevuto l'ordine di raggiungere la costa il prima possibile. Fu così che sulla spiaggia di Dunkerque, presto di ritrovarono intere colonne di mezzi leggeri e centinaia di distaccamenti, gruppi, brandelli di reggimenti disgregati e diversi, che, spalla a spalla, attendevano l'arrivo delle navi da guerra della Royal Navy per essere portati in salvo. Alle più diverse unità navali militari, tra le quali si annoveravano non solo navi convoglio e per il trasporto truppe, ma incrociatori, cacciatorpediniere, motovedette e lance di ogni genere, si unirono mercantili, traghetti, navi postali, imbarcazioni civili, navi da pesca e yacht privati, addirittura a vela.
La grande flotta finì per contare un totale di 693 imbarcazioni - la più piccola, fu un gozzo di 4 metri e mezzo chiamato Tamzine - e salpò temerariamente da tutti i porti dell’Inghilterra meridionale per attraversare la Manica, raggiungere la Francia e poi rifare in gran fretta rotta su Dover. Ad attenderla, ci sarebbero state le bombe da 500kg dei bombardieri in picchiata Ju-87 "Stuka", le raffiche di mitragliatrici e cannoncino dei caccia Bf-109 "Emil", le Schnellboote della Kriegsmarine, e sotto di loro, nelle profondità oscure della Manica, i temibili u-boot pronti a lanciare i loro siluri sul bersaglio.
Il più grande salvataggio della storia
Il 27 maggio, sotto il comando dell’Ammiraglio Bertram Ramsey, l’Operazione Dynamo ebbe. Sotto violenti bombardamenti i primi 7.100 soldati vennero rimpatriati, ma le perdite si mostrano ragguardevoli, e risultò subito chiaro che operare nelle ore diurne si sarebbe dimostrato un suicidio. Terrorizzati dalle incursioni degli aerei nemici, gli uomini che non rimanevano uccisi dalle raffiche dei caccia e dalle schegge delle bombe, si lanciavano in mare anche non sapendo nuotare. La morte sopraggiungeva così ugualmente puntuale, attraverso l'annegamento. Ovunque navi stipate di soldati saltavano in aria dopo aver urtato le mine francesi o dopo essere state centrate da siluri e bombe. Più duecento battelli non faranno ritorno. Scompariranno sul fondo della Manica; lasciando in superficie solo enormi chiazze di nafta infuocata, e cadaveri con indosso uniformi khaki inzuppate, che una volta spezzatisi gli scafi riaffiorano, uno dopo l'altro, con i loro salvagenti ancora ben stretti alla vita.
La Royal Air Force – che venne accusata dai soldati inglesi di non contrastare in maniera efficace gli attacchi aerei nemici – schierò a rotazione 32 squadriglie di caccia Hurricane, Spitfire, Defiant e bombardieri medi. Questi ultimi spesso volando sopra le nuvole basse della Manica per intercettare il nemico, non venivano neanche visti, ma oltre cento velivoli vengono abbattuti tra le fila delle due fazioni in duello nell'aria. Mentre i pezzi di artiglieria inglesi schierati lungo la linea trincerata voluta dal generale Gort, iniziano a finire le munizioni, e i Panzer II e Panzer IV affiancati dai blindati della SS "Totenkopf" Division guadagnano terreno sulla testa di ponte alleata.
Il 30 di maggio altri 54.000 uomini vengono tratti in salvo grazie all’intervento dei cacciatorpediniere della Marina britannica. La situazione, tuttavia, era prossima al collasso, e le perdite tra navi e uomini proibitive. Per i nove giorni di Dynamo i viaggi per evacuare il corpo di spedizione britannico e ciò che resta dell'armata francese proseguono comunque ininterrottamente. Termineranno il solo 4 di giugno, quando gli ultimi soldati dell’Armée salperanno alla volta di Dover.
Il risultato - inaspettato - finirà per sbalordire anche i più pessimisti: 338.226 uomini, dei quali 198.229 britannici e 139.997 francesi e belgi riuscirono a trovare la salvezza oltre la Manica. Ben 34.000 soldati invece, giunti troppo tardi al rendez-vuos sulla spiaggia di Dunkerque, proprio mentre la città che cadeva sotto il completo controllo dei tedeschi, saranno costretti ad arrendersi. Sul fondo della Manica invece, erano finite la HMS Grafton, HMS Granade, HMS Wakeful, HMS Basilisk, HMS Havant, HMS Keith, della Royal Navy; la Bourrasque, la Sirocco, Le Foudroynat della Marine National che ancora non era ancora fedele a Vichy. Accanto a loro, giacevano i relitti di decine di navi civili e mercantili di vario tonnellaggio, che avevano deciso di servire la patria e la causa. Al loro timone in molti casi erano rimasti stessi audaci e caparbi capitani e marinai della domenica. Eroi per un giorno.
Un'occasione di vincere la guerra perduta
Dopo aver travolto gli Alleati in una furiosa avanzata iniziata il 21 di maggio, le divisioni corazzate e meccanizzate agli ordini dei generali von Rundstedt e von Kluge - che avevano attraversato la Mosa prendendo Arras, Boulogne e Calais - si erano arrestati in attesa dei procedere nella seconda fase dell’offensiva tedesca (Operazione Falb Rot, ndr). Questa scelta, giustificata come una "pausa" da concedere ai loro uomini che potevano "prendersela comoda" dinnanzi a un nemico alle corde, si rivelerà una rovinosa svista strategica delle conseguenze inimmaginabili. I pochi giorni di tregua, infatti, permisero infatti al corpo di spedizione britannico di riorganizzarsi in attesa dell’evacuazione. Complice di questa tregua fu anche il Feldmaresciallo Göering, che spinse affinché Dunkerque fosse lasciata alla sua Luftwaffe.
Quella che sulla carta si palesava come una vittoria schiacciante ottenuta dai tedeschi, ormai padroni dell’Europa e ad un passo dall’annientamento dell’intero esercito britannico, verrà considerata da Winston Churchill come un "miracolo" dinnazi la Camera dei Comuni che udì il suo ormai noto discorso. Nella stessa occasione, conscio dell’inevitabile prossimità dell'invasione del Regno Unito, pronunciò la celebre frase: “Noi li combatteremo sulle spiagge..". Spiagge sulle quali i tedeschi, tuttavia, non avrebbero mai messo piede per la poca capacità logistica nel campo delle operazione anfibie e grazie alla tenacia di quei pochi piloti della RAF che si batteranno duramente nei duelli tra le nuvole durante la Battaglia d’Inghilterra.
Molti degli uomini che attraversarono la Manica nei giorni di Dynamo, sconfitti sul campo, zuppi di mare e feriti nell'orgoglio, quattro anni dopo riattraverseranno quella stesso mare per assaltare le spiagge della Normandia. qQando si bagneranno di nuovo i piedi nelle acque di Francia, a Sword, Gold e Juno Beach, con un solo obiettivo da raggiungere: Berlino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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