Un piano segreto in caso di fallimento del D-Day: ecco cosa prevedeva

Il piano segreto per salvare il D-Day si basava su forze speciali dello Special Air Service britannico e agenti francesi paracadutati in Bretagna. La rivelazione a distanza di ottant'anni svela dettagli inediti di una missione pericolosa.

Un piano segreto in caso di fallimento del D-Day: ecco cosa prevedeva

C'era un piano di contingenza, segretissimo e da portare a termine nell'immediato se lo sbarco in Normandia fosse fallito. Vi avrebbero preso parte un commando dello Special Air Service, unità d'élite inglese, guidata da un francese con un braccio solo che conosceva bene il territorio. Furono loro i "primi" dei primi ad arrivare in Francia nella notte che ha preceduto il D-Day. Ma non in Normandia, in Bretagna, dove avrebbero tentato di conquistare i porti e attirare i tedeschi.

A rivelare i dettagli di questo piano segreto, è lo storico Damien Lewis, che torna a confermare la temerarietà dei primi componenti dello Special Air Service, sempre e comunque a cavallo delle loro jeep per colpire il nemico dietro le linee e portare la guerra dove nessuno penserebbe di doversi guardare le spalle.

Primi tra i primi per una missione top-secret

Furono i primi a toccare terra, alle 23:40 del 5 giugno 1944. Prima dei pathfinders che avrebbero segnalato le zone di lancio ai paracadutisti. Secondi solo agli agenti del Soe e alle spie che avevano "preparato" la Resistenza. La loro era una missione top-secret: sabotare snodi ferroviari e strade ferrate essenziali, tagliare le comunicazioni e colpire, ovunque potessero, obiettivi militari per trattenere i tedeschi e isolare la Bretagna dalle spiagge della Normandia scelte per lo sbarco in forze.

Loro, i primi tra i primi, erano 36 membri dello Special Air Service guidati da Pierre-Luois Bourgoin, ex agente del Secret Intelligence Service che aveva perso un braccio nella campagna d'Africa. Avevano un altro compito estremamente delicato: raccogliere informazioni sul porto di Saint-Malo. Obiettivo strategico sulla costa settentrionale della Bretagna, protetto da una imponente fortezza del tempo dei corsari e dalla celebre isola di Cézembre. Dove un manipolo di marò italiani oppose in seguito una stoica resistenza.

Il piano se fosse fallito lo sbarco in Normandia

Appena scesi a terra gli specialisti inglesi hanno teso un imboscata a due Citroen nere cariche di agenti della Gestapo. Ma non si erano presi il disturbo di paracadutarsi in Bretagna, territorio occupato e pieno di tedeschi, per una simile marachella. Il commando doveva preparare il piano di contingenza che, nel caso delle avvisaglie di un fallimento sulle spiagge della Normandia, doveva aprire un Bretagna una nuova testa di ponte per accogliere rinforzi nel porto di Saint-Malo. Tentando di aggirare il nemico e allentare la pressione sulle teste di ponte della Normandia. Tutto pur di non essere ricacciati in mare come a Dieppe.

La missione sarebbe stata un suicidio, perché il commando arrivò a contare 180 uomini in tutto. Un numero inconsistente in confronto alla guarnigione di Saint-Malo. Ma lo Special Air Service, che aveva colpito alle spalle il nemico con raid devastanti per due anni in Nord Africa, sapeva di poter infliggere danni pesantissimi attraverso il blitz a bordo delle famigerate jeep Willys 4x4, paracadutate insieme al commando, e dotate di corazzature aggiuntive e mitragliatrici Vickers-K a fuoco rapido simili a quelle montate sui bombardieri.

Bourgoin faceva inoltre molto affidamento sui maquisards (partigiani francesi, ndr) della zona e su tutti i francesi che se armati adeguatamente, si sarebbero sollevati unendosi a loro e alla Resistenza.

L'allarme della Gestapo e l'Operazione Lost

L'attacco al convoglio della Gestapo, la polizia segreta di Hitler, non era riuscito ad eliminare tutti i componenti. Un fuggitivo diede l'allarme indicando il commando che si era preparato al peggio, ripiegando sul castello di Saint-Geneviève. A portare l'attacco fu un distaccamento di Waffen-Ss. E quando la situazione si fece disperata, a Bourgoin non rimase che disperdere il commando per salvare quanti più uomini possibile e darsi alla macchia. Separandosi e nascondendosi per tutta la Bretagna settentrionale.

Toccò al maggiore Oswald Cary-Elwes, comandante dello Special Air Service che aveva combattuto in Nord Africa e in Italia, formare un'unità per l'Operazione Lost, come continuazione della missione di Bourgoin e tentativo di aver notizie dei "dispersi" mentre le teste di ponte della Normandia erano state fissate e tenute come si era sperato.

Secondo i resoconti degli storici, come molti altri ufficiali inglesi sui generis Cary-Elwes esigeva "ogni mattino una tazza di tè", anche nelle condizioni più pericolose, al limite, aveva l'abitudine di "passeggiare in territorio occupato dal nemico fischiettando" o "canticchiando" le sue canzoni inglesi preferite, e parlava un francese tanto fluente da non temere di rivolgersi a sentinelle o ufficiali nemici, se camuffato.

Una capacità che userà per portare in Inghilterra attraverso la linea Shelbourne - una linea di fuga di lunga data gestita dall'MI9, la "fabbrica di fuga" britannica - tutte le informazioni, le rilevazioni e le mappe che erano state acquisite dal commando di Bourgoin prima della disfatta. Travestito da contadino insieme al suo secondo, il maggior Cary-Elwes verrà esfiltrato - dopo una serie di combattimenti e peripezie - dagli inglesi su una spiaggia denominata in codice "Bonaparte Beach".

Ricordandoci che le trame di film come Allied, Inglorius Basterds e il recente The Ministry of Ungentlemanly Warfare, non sono affatto basate sulla mera fantasia. Ma sul coraggio più scapestrato di combattenti di ventura.

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