Lo strano silenzio in Europa sul no tedesco alla Carta Ue

Alessandro M. Caprettini

Parlare dei guai di Angela Merkel è oggi un po’ come sparare sulla Croce Rossa, visto tra l’altro il brusco calo di popolarità della grosse-koalition guidata dalla «ragazza», come la chiamava Helmut Kohl. Ma il problema è che ai guasti dell’intesa Cdu-Spd, si aggiunge a srorpresa una novità che riguarda tutta l’Europa anche se pochissimi in realtà se ne sono accorti. Qualche giorno fa, infatti, la Corte Suprema Federale di Karlsrhue (città renana dove ha sede l’organismo) ha reso noto infatti che non potrà dire la sua su un ricorso presentato da un parlamentare bavarese contro la convalida parlamentare della Costituzione Europea, almeno fino al 2009, in quanto stima che, dovendo entrare nel merito, finirebbe per condizionare il dibattito ancora aperto sull’argomento in seno ai 25 Paesi dell’Unione.
Roba da poco? Mica tanto. Perché il presidente tedesco Horst Kohler - che non aveva ancora controfirmato il «sì» del Bundestag, a questo punto ha fatto sapere che per rispetto all’alta Corte attenderà il suo verdetto prima di apporre la fatidica firma.
Insomma si scopre a questo punto che dopo Francia (55,6% di no nel referendum) e Olanda (61,8%), anche la Germania si chiama fuori dal varo della carta fondamentale dell’Unione.
Una doccia gelata per la Merkel che aveva messo in programma per il semestre di guida tedesco - che comincia il prossimo 1 gennaio - proprio una operazione di rilancio costituzionale. Ne avevano parlato a lungo, capi di Stato e di governo nel summit di Bruxelles dello scorso giugno, data la necessità delle nuove regole anche in vista dell’ingresso di Romania e Bulgaria, all’inizio del prossimo anno. Si era stabilito che dopo il semestre finlandese - in cui far germogliare i propositi di riesumazione della carta - la presidenza della Germania avrebbe messo nero su bianco le ipotesi di lavoro per arrivare alla meta, con l’auspicio che il tutto si chiudesse nel secondo semestre del 2008, a guida francese. Anzi, era stato messo in preventivo che nel vertice di Berlino già in programma per il prossimo 25 marzo (decennale dei Trattati di Roma), la Merkel avrebbe fatto mettere a punto una proposta politica formale in cui si sarebbero compendiati metodi ed obiettivi per una ripresa dell’iniziativa.
Invece la decisione della Corte di Karlsrhue e la conseguente presa di posizione del presidente Kohler spazzano via le ipotesi di rimettersi al lavoro, così come tutte le invocazioni di Barroso per un intervento urgente ed i progetti messi in pista, tra gli altri, da Giuliano Amato. Non si farà nulla, almeno sotto presidenza tedesca, perché l’alta corte ha chiarito di non poter decidere sul ricorso presentato e nel quale si sostiene che «il trattato non prevede sufficienti garanzie per i diritti di base», che «non ha sufficiente legittimazione democratica» e che «è in contraddizione con i principi economici stabiliti nella Costituzione tedesca».


Ironia della sorte, vuole che il deputato che ha sollevato il caso, tal Peter Gauwailer, sia esponente della Csu, l’alleato bavarese della Cdu e dunque sostenitore della Merkel. Anche se a lasciare a bocca aperta è non tanto l’astensione pilatesca dell’alta Corte federale. Ma che nel resto d’Europa la bocciatura tedesca della Costituzione sia passata sotto rigoroso silenzio.

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