Uno Strega a sorpresa: premio (postumo) a Ada d'Adamo che batte Postorino

L'autrice, già data per vincente, è stata sconfitta per 15 voti dall'esordiente di Elliot

Uno Strega a sorpresa: premio (postumo) a Ada d'Adamo che batte Postorino

Chi l'avrebbe detto. Un Premio Strega a sorpresa, sotto molti punti di vista: ha vinto Ada d'Adamo con Come d'aria, un romanzo d'esordio di una scrittrice che è morta due giorni dopo essere entrata nella dozzina dei finalisti e, in più, un romanzo il cui editore, Elliot, non è certo una corazzata. Soprattutto, ineditamente, non ha vinto il libro strafavorito, Mi limitavo ad amare te (Feltrinelli) di Rosella Postorino. Insomma al Museo Etrusco di Villa Giulia, l'altra sera, la Settantasettesima edizione del premio ha regalato quello che di solito manca: una vera suspance. Tanto più che sono stati soltanto quindici i voti di scarto fra d'Adamo e Postorino. Come ha ammesso Giovanni Solimine, presidente della Fondazione Maria e Goffredo Bellonci, «è stata un'edizione particolare». Anche per i finalisti: per la prima volta c'erano quattro donne su cinque candidati. Dopo d'Adamo e Postorino si sono classificati Andrea Canobbio con La traversata notturna (La nave di Teseo, 75 voti), Maria Grazia Calandrone con Dove non mi hai portata (Einaudi, 72 voti) e Romana Petri con Rubare la notte (Mondadori, 59 voti). Quanto al riconoscimento postumo, è la quarta volta che accade nella storia dello Strega, dopo Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel 1959, Maria Bellonci nel 1986 e Maria Teresa Di Lascia nel 1995.

Di sicuro, è la prima volta che Elliot trionfa. Dice Loretta Santini, fondatrice e direttrice editoriale: «Non abbiamo ancora messo bene a fuoco, come capita dopo i grandi choc. È la prima volta che vince una casa editrice piccola... Laddove per piccolo mi riferisco a una questione di fatturato». In più si tratta di un esordio. Che ha vinto anche lo Strega giovani e lo Strega Off (e, in precedenza, il Flaiano, la Menzione speciale al Campiello, il Mondello). Se lo aspettavano? «Nooo... Non che sottostimassi il valore del libro, anzi, ma affronta dei temi che sono ancora dei tabù nella nostra vita, che non sono facili, di massa. Invece già allo Strega Giovani ha sorpreso tutti». Forse è che, di questi tabù, d'Adamo «non nasconde niente». E lo fa cosa rara senza retorica o elucubrazioni ombelicali: la diagnosi prenatale mancata, la malattia devastante della figlia Daria, che non riesce neanche a stare dritta, che non può muoversi senza la mamma, che non parla, che richiede una cura e un impegno assoluti, anche dal punto di vista fisico; e poi il tumore che cinque anni fa colpisce Ada, che col suo corpo ha sempre danzato e ora si ritrova a farci i conti per la malattia, e perché non può più stare dietro a Daria. L'1 aprile scorso, due giorni dopo l'annuncio che Come d'aria sarebbe stato fra i dodici finalisti dello Strega, Ada d'Adamo muore, a 55 anni. «Questo probabilmente ha contribuito al fatto che il suo nome sfortunatamente venisse alla luce, ma il libro ha fatto da sé dice Santini Fin da quando è uscito, il 13 gennaio scorso, abbiamo letto recensioni entusiaste. Poi è stato presentato a Roma, ai primi di febbraio: è stata l'unica occasione in cui ci fosse Ada, e la sala era affollatissima. Per un esordio uscito da due settimane... Così abbiamo pensato di andare più forte, e Ada era d'accordo, era molto contenta di partecipare allo Strega». A presentarla è stata Elena Stancanelli, che l'altra sera era sul palco insieme al resto della squadra (fra cui il regista Mario Martone, amico di d'Adamo fin dai tempi in cui dirigeva il Teatro Argentina), tutti con un lisianthus bianco, il fiore preferito di Ada. A ritirare il premio è stato Alfredo Favi, il marito della scrittrice: «Credo che Ada stia mandando un messaggio a tutti, ai giovani, alle donne, agli uomini - ha detto - Lo sta facendo a suo modo. Ha sempre usato toni bassi, in questo momento è silenziosa ma quello che so io è che le sue parole cammineranno a lungo». Finora, dicono dalla casa editrice, Come d'aria «ha venduto 25mila copie, e sono già un bel risultato»; adesso però è in cima alle richieste su Amazon e quindi si stanno «adeguando alla domanda».

Come nasce un successo così imprevedibile? «Ada aveva iniziato a prendere appunti già due-tre anni dopo la nascita di Daria, nel 2005. Poi ha scritto una lettera a Repubblica, che ha scatenato un dibattito sull'aborto: era molto arrabbiata con chi pronunciava la parola vita un po' a sproposito... Elena Stancanelli e Carola Susani l'hanno invitata a sviluppare quel nucleo, ma lei si era sempre molto sottratta, non se la sentiva mai. Fino alla sua malattia: in quel momento è scattato qualcosa. E così è nato il libro, in quindici anni e pochi mesi: ha impiegato meno di un anno per la messa in forma, la struttura e la stesura. Come ha raccontato lei stessa, ha sfruttato le notti insonni che il cortisone e le terapie le hanno dato per scrivere». Il libro è arrivato a Santini «tramite un'amica comune» e la direttrice di Elliot dice di aver fatto ben poco: «Era già perfetto. L'ho curato io, ma ho dovuto curare quasi niente. Misurato, senza sbavature, senza quelle derive psicologiche, filosofiche e moraleggianti inutili. Era così, asciutto, essenziale: quello che serviva lo diceva». Santini è rimasta «folgorata» dalla prima pagina e lo ha finito in due ore ma in effetti, ammette, «qualcuno lo aveva già letto». E lo aveva rifiutato. «Ma a quale editore non capita? A tutti...»

Ora, che cosa leggeremo in futuro di Ada d'Adamo? Ha lasciato

qualche inedito? «Purtroppo no dice Santini - Ada aveva scritto dei saggi sulla danza in passato. Per il resto ci ha lasciato solo qualche abbozzo, niente che si possa pensare di pubblicare. Questo libro è un fiore raro».

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