La voglia - insopprimibile - di scrivere, raccontare. A volte con humour, a volte col groppo in gola. Parole che sussurrano all'anima e fanno palpitare il cuore. L'ultimo libro di Vittorio Sabia - giornalista da sempre e per sempre - è la cronaca di un cammino che parte da un piccolo paese lucano e arriva alla conquista di un io «altro». Non a caso tra i protagonisti di «Avigliano dov'è (Viaggio nella memoria dalla Basilicata al Veneto)» c'è anche Rocco Petrone, il «lucano» che mandò il primo uomo sulla luna. «Non è solo un omaggio a quanti, come lui, sono stati pienamente valorizzati all'estero - spiega Sabia -, ma anche un monito, perché nel futuro le intelligenze, numerose e fertili della gente di tante regioni italiane e lucana, in particolare, non siano disperse in mille rivoli o sparse nel mondo dove ancora oggi si contano più lucani di quelli che vivono sulla propria terra di origine».
Rocco Anthony Petrone (Amsterdam, 31 marzo 1926 - Palos Verdes Estates, 24 agosto 2006), figlio di emigrati italiani, giunti in America dalla località lucana di Sasso di Castalda, è stato un pioniere della corsa allo spazio.
La sua carriera alla Nasa fu «folgorante»: da giugno 1966 a settembre 1969 fu direttore delle operazioni di lancio allo John F. Kennedy Space Center della Nasa, e dal 1969 fu direttore dell'intero Programma Apollo.
Riguardo quella epocale avventura l'ingegner Petrone disse: «Credo che il maggior merito dell'esplorazione spaziale sia stato quello di aver dato all'umanità un obiettivo comune, un motivo d'orgoglio e di esaltazione che non conosce frontiera. L'impresa di Armstrong, Aldrin e Collins sarà sempre ricordata non come una conquista degli Stati Uniti, ma di tutti gli uomini».
In questo continuo partire (tornare e ripartire) di Petrone si riverbera anche parte dell'esistenza di Sabia: un crogiuolo di passioni dove i luoghi dell'infanzia (a Potenza) si intersecano con quelli dell'odierna bella vecchiaia (a Montebelluna). In mezzo una vita di amore per le notizie. E chi ama le notizie, non può non amare l'umanità. Sembra poco, ma è tantissimo. Anzi, è tutto. Il personaggio chiave della storia interpreta non solo la figura dell'autore, ma quella di tutti gli adolescenti lucani, nati e cresciuti in un'epoca difficile e precaria: quella all'indomani della seconda guerra mondiale e, spesso, se non sempre, costretto o a cambiare regione e a recarsi fuori dell'Italia per poter affermare la propria personalità; una sorte comune, del resto, a quella di molti bambini di diverse regioni italiane che hanno subìto sulle proprie spalle il dramma di condizioni precarie di vita che si sono ripercosse sul loro divenire nella Società.
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