«Cari Consiglieri di Regione Lombardia, una buona legge regionale sul fine vita si può fare. Non voglio che esistano altri casi Laura Santi. All'inizio della mia battaglia io potevo aspettare, ma chi non può? Perché continuare a sottoporre le persone a una tortura simile? Vi assicuro che si può legalmente fare, secondo la sentenza 242 della Corte Costituzionale». Con queste parole ieri, Laura Santi affetta da una forma avanzata e progressiva di sclerosi multipla, dopo aver ottenuto il via libera per l'accesso al suicidio assistito, si è voluta rivolgere al Consiglio regionale che oggi discuterà la pregiudiziale di costituzionalità votata dal centrodestra («illegittima e impugnabile» secono i legali dell'associaizone Coscioni). «La mia battaglia personale si avvia verso la fine, ma non voglio che altri debbano soffrire come ho sofferto io. Non voglio vedere altre storie come la mia», scrive ancora Laura. Intanto ieri, l'associazione Luca Coscioni che ha portato avanti la battaglia, ha comunicato che «mentre il Consiglio regionale si prepara a affossare Liberi subito, la Sanità lombarda ha appena dato il via libera a una persona malata, in assenza di regole.
Ha ottenuto conferma di possedere le condizioni previste dalla sentenza Cappato, ora si sta procedendo con l'individuazione del farmaco e con le modalità di autosomministrazione. Non esistono però ancora regole che garantiscano tempi certi di risposta per la conclusione delle verifiche su condizioni e modalità per procedere».
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