Suicidio assistito, rigettato il referendum: la Svizzera non blocca i turisti della morte

I cittatidini svizzeri hanno ribadito il loro sì all'aiuto al suicidio nei confronti dei non residenti. Bocciato il referendum promosso dal partito cristiano-conservatore. Ogni anno nel paese elvetico circa 200 persone ricorrono al suicidio assistito

Suicidio assistito, rigettato il referendum:  
la Svizzera non blocca i turisti della morte

Gli abitanti del cantone di Zurigo, il più popoloso della Svizzera, hanno votato - a larga maggioranza - per mantenere l’assistenza al suicidio, anche per i non residenti. Gli svizzeri hanno bocciato il divieto per i non residenti di sottoporsi a eutanasia, votando no al referendum che li chiamava ia pronunciarsi su due iniziative, la prima per proibire l’eutanasia, la seconda almeno per limitarla ai locali. La prima proposta ha registrato solo il 15% dei consensi, secondo le proiezioni della televisione svizzera. La seconda, che invitava i cittadini a dire "No al turismo della morte nel cantone di Zurigo", ha ottenuto un 20%. Entrambe le iniziative erano state lanciate dall’Unione democratica federale (UDF), un partito di matrice cristiana, e ignorate dai principali partiti politici elvetici. Gli abitanti di Zurigo, secondo le prime proiezioni diffuse dall’agenzia svizzera Sda, hanno rigettato con una percentuale dell’80% entrambi i quesiti referendari avanzati da partiti conservatori con l’intento di fissare dei paletti per impedire a cittadini non residenti di essere aiutati a morire in Svizzera. Il quesito presentato dall’Unione democratica federale (Udf, di ispirazione cristiana) chiedeva al Parlamento svizzero di rendere punibile qualsiasi forma di istigazione e di aiuto al suicidio, mentre quello avanzato dal Partito Evangelico proponeva di porre fine al "turismo della morte", limitando l’assistenza al suicidio a chi risiede nel cantone da almeno dieci anni.

Ogni anno circa 200 persone ricorrono alla morte assistita in Svizzera, dove il suicidio assistito è consentito dal 1941 a condizione che non sia legato ad alcun motivo egoistico ed è ammesso solo in modo passivo, cioè procurando ad una persona i mezzi per suicidarsi, ma non aiutandola a farlo. In Svizzera si registrano in media 1.400 suicidi all’anno, pari al 2,2% del totale dei decessi. Secondo le cifre fornite dall’associazione Dignitas, l’unica in Svizzera ad assistere cittadini stranieri candidati al suicidio, l’organizzazione ha accompagnato dal 2010 un totale di 1.138 persone, di cui 592 provenienti dalla Germania, 118 dalla Svizzera, 102 dalla Francia, 19 dall’Italia, 18 dagli Stati Uniti e 16 dalla Spagna.

"Uno schiaffo morale a chi non voleva consentire a queste persone sofferenti di poter ottenere i servizi che medici e associazioni elvetiche davano loro accompagnando e assistendo i malati a porre fine ai propri giorni di sofferenza nel modo più dignitoso". Così commenta Emilio Coveri, presidente di Exit Italia, Centro di studi e documentazione sull’eutanasia, la bocciatura da parte degli abitanti del cantone di Zurigo della proposta di vietare l’eutanasia agli stranieri.

"Nei giorni scorsi - sottolinea Coveri - ho potuto incontrare a Zurigo gli amici della Dignitas, l’associazione che accoglie gli stranieri e accompagna e assiste coloro che hanno richiesto il suicidio assistito nella forma e nei termini previsti dalla legge svizzera per terminare i propri giorni dignitosamente. Quella che veniva formulata era una proposta indecorosa, indecente che discrimina enormemente le persone che soffrono e che per fortuna è stata bocciata a grandissima maggioranza".

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