Taipei - Assume proporzioni sempre più catastrofiche il recentissimo passaggio su Taiwan del tifone "Morakot": il computo dei morti accertati al momento resta fermo a 117 ma, secondo lo stesso presidente taiwanese Ma Ying-jeou, il bilancio complessivo appare destinato a superare il tetto delle cinquecento vittime.
Sepolti da una coltre di fango Di ora in ora si fa infatti sempre più concreta l’ipotesi che circa 380 persone abbiano perso la vita rimanendo sepolte sotto alla coltre di fango e detriti che hanno cancellato il villaggio di Hsiaolin, tra le montagne nel sud dell’isola, travolto da un gigantesco smottamento, a sua volta provocato dalle piogge torrenziali scatenate dal tifone. Fonti presidenziali in via riservata hanno riferito che l’ammissione è stata fatta da Ma nel corso di un vertice del gabinetto ristretto per la Sicurezza. La prospettiva è dunque di un’ecatombe almeno cinque volte più grave rispetto alle stime ufficiali.
Polemiche contro il governo Il governo di Taipei frattanto deve fare i conti con le furibonde polemiche, alimentate dalle forze di opposizione ma anche dagli stessi sopravvissuti a "Morakot", per la lentezza e l’inefficienza delle operazioni di soccorso: un passo falso che rischia di costare caro al Kmt, il Partito Nazionalista del presidente, nelle elezioni amministrative in programma per il prossimo dicembre. Una sconfitta elettorale metterebbe a repentaglio l’intera linea politica di Ma, al potere da poco più di un anno, che ha puntato tutto sul riavvicinamento con Pechino.
Il tifone
arriva in Cina "Morakot" ha comunque ucciso alcune persone anche una volta approdato sulle coste orientali della Repubblica Popolare Cinese, quando peraltro era ormai degradato a semplice tempesta tropicale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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