Se nel corso del 2018 in Italia sono nate 150 nuove startup, che nel complesso hanno fatturato circa 31 milioni di euro e generato 650 posti di lavoro, il merito è anche di un ingegnere informatico abruzzese trapiantato a Milano.
Si chiama Claudia Pingue, ha 40 anni, ed è il general manager di Polihub, l'Innovation district & startup accelerator del Politecnico di Milano. È lei, insieme al suo team, a scoprire i talenti che poi l'acceleratore promuove e supporta. Lo fa incontrando ogni giorno studenti, ricercatori, manager e professionisti con un bagaglio di nuove idee che aspettano solo di essere valorizzate e trasformate in realtà imprenditoriali. Laurea in ingegneria delle telecomunicazioni e master in General management e gestione di impresa in tasca, Claudia Pingue arriva da Sulmona dopo una lunga esperienza di ricerca in tecnologie digitali. «Quando studiavo, nel nostro Paese questo era un lavoro che non esisteva - ricorda -. Ho sempre nutrito grande passione per le materie scientifiche, con la mia laurea ho iniziato a interessarmi del mondo delle tecnologie e poi il mercato mi ha portato qui».
Oggi Claudia è specializzata nella creazione di imprese innovative partendo dai risultati della ricerca, dalle invenzioni scientifiche e dai brevetti. «Il primo passo è aiutare i nuovi imprenditori a realizzare un prototipo che dimostri le funzionalità delle tecnologie - racconta -, poi li seguiamo nel consolidamento del team imprenditoriale e nella valutazione del modello di business. Se questo primo step è positivo, supportiamo l'azienda nella crescita attraverso l'accesso a risorse economiche, mercato e competenze. Abbiamo appena lanciato Poli360, insieme a 360 capital partner, un fondo da 60 milioni di euro dedicato al finanziamento delle nostre startup».
LE IDEE VINCENTI
Il lavoro è lungo e difficile, ma l'obiettivo è nobile: creare una nuova generazione di imprenditori in grado di creare imprese tecnologiche innovative italiane. «Vogliamo metterle nelle condizioni di scalare i mercati globali e creare posti di lavoro hi-tech, i posti di lavoro del futuro - va avanti -. Lo scorso anno abbiamo per esempio supportato più di 150 startup che hanno fatturato circa 31 milioni di euro, hanno raccolto capitali per un totale che supera i 28 milioni di euro e hanno generato più di 650 nuovi posti di lavoro». Fra queste ci sono Phononic Vibes, startup nata dalla tesi di dottorato di Luca D'Alessandro, un ingegnere civile che ha ideato una struttura in grado di abbattere vibrazioni e rumore con applicazioni in ambito infrastrutturale, edilizio e industriale. E poi Photon Path, nata dal dottorato di ricerca di Douglas Aguiar, ingegnere elettronico con esperienza nel settore delle telecomunicazioni. L'impresa oggi realizza amplificatori ottici in tecnologia fotonica integrata per migliorare le prestazioni di reti internet e telecomunicazioni. Ma non finisce qui, perché l'incubatore del Politecnico ha supportato anche startup attive nel campo della robotica, dei nuovi materiali, dei big data e dell'intelligenza artificiale. Tutto questo dialogando sempre con gli investitori italiani - che però nel comparto delle startup sono ancora limitati -, con i fondi di venture capital e con le principali reti di business angel. «Adesso ci stiamo spingendo progressivamente anche all'estero, principalmente in Cina e Stati Uniti, tramite il consolidamento di relazioni con investitori e partner internazionali che possono supportare la ricerca di fondi per le startup più mature» dice Pingue. Che ha un sogno: spingere l'imprenditoria femminile in un settore dominato ancora dagli uomini.
LARGO ALLE MANAGER
«In Italia le startup create da donne sono il 13 per cento del totale e purtroppo il dato è fermo da tre anni - conferma -. A livello internazionale le cose non sembrano andare meglio, tra le società registrate su CrunchBase nel 2018, solo il 17 per cento ha una co-founder donna. Sono ancora poche le imprenditrici impegnate nel settore tecnologico, anche perché molto spesso manca la competenza tecnica e scientifica: solo il 12,6 per cento delle studentesse italiane intraprende un percorso universitario legato alle Stem, il 6,4 per cento lavora nell'Ict e il 13,3% nei campi correlati all'ingegneria». Eppure alle donne la competitività non manca. «La Silicon Valley Bank rivela che le startup fondate anche da donne negli Stati Uniti ricevono investimenti con una probabilità doppia rispetto a quelle create da soli uomini - ammette -. Secondo il Global business entrepreneurship monitor, le imprenditrici hanno il 5 per cento in più di probabilità di proporre business innovativi rispetto agli uomini. Inoltre, le donne sono più adatte a individuare i bisogni del mercato e a coglierne le opportunità». Di qui la volontà di abbattere qualunque pregiudizio di genere e valorizzare le idee vincenti.
IL METODO
«Ogni mattina scrivo su un foglio di carta le priorità della giornata e leggo le mail - racconta -. Poi arrivano il coordinamento con i miei collaboratori e gli incontri con gli imprenditori, gli investitori e le aziende interessate a collaborare con le nostre startup. Non mancano mai imprevisti, criticità ma anche momenti di grande soddisfazione e ilarità che condivido con un fantastico team. Nel tardo pomeriggio spesso partecipo ai numerosi eventi che organizziamo in PoliHub. Verso le 20.30 sono finalmente a casa». I ritmi sono molto intensi, insomma, ma al termine della giornata resta la soddisfazione per avere fatto qualcosa di molto importante per il futuro del nostro Paese. «Una ricerca condotta dalla Kauffman Foundation ha osservato l'andamento del mercato del lavoro in Nord America negli ultimi 15 anni, rilevando che più del 90 per cento dei posti di lavoro è stato generato da aziende con meno di cinque anni di vita - precisa -.
I dati economici mostrano quindi come l'unico modo per sviluppare valore, e quindi occupazione nelle economie mature, sia puntare sull'innovazione». Ecco perché una talent scout come Claudia Pingue è essenziale e preziosa. Come preziosi sono i 650 nuovi posti di lavoro creati anche grazie ai suoi sforzi quotidiani.
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