Al teatro dell’Orologio va in scena Villon

È dedicato alla figura umana e artistica di un «poeta maledetto» come François Villon, lo spettacolo di Mario Moretti che debutta questa sera al teatro dell’Orologio. Il grande bardo francese, genio dalla vita travagliata, specie di Cecco Angiolieri del Quattrocento parigino, trova nella messa in scena «Il merlo sulla forca - François Villon: poeta, ladro e assassino» la giusta compensazione per essere stato per troppo tempo poco frequentato, se non dimenticato, dagli autori di teatro. Spirito passionale in perenne bilico tra il vizio e la devozione mistico-religiosa, beffardo e giocoso ai limiti dell’oscenità ma anche tragico e lirico, nella sua esistenza caravaggesca (su di lui cade anche la condanna a morte nel 1463, ma riesce a farsi commutare la pena in un bando di dieci anni da Parigi) Villon compone poche opere, ritenute tra le massime del Medioevo francese: sono il poemetto Piccolo testamento, il Grande testamento e di 11 ballate nel gergo «basso» e malavitoso dell’epoca. Nell’originale lavoro diretto da Moretti assieme a Massimo Piesco, gli interpreti (Andrea De Venuti, Stefania Castiglion e Marco Guadagno tra gli altri) sono accompagnati dalle musiche di Antonio Di Pofi, eseguite dal vivo da una piccola orchestra composta da pianoforte, viola, fisarmonica e chitarra. «Il racconto della parabola di Villon - racconta il regista, anche autore dei testi e dell'allestimento scenico - viene reso con piglio assolutamente moderno, così come sono attuali le musiche che costellano la sua esistenza di poeta-menestrello. A pensarci bene, si tratta di una sorta di restituzione: riconosciamo i meriti primigeni di Villon e, soprattutto, facciamo sentire quanto sia legittima l’esigenza di tornare a far riecheggiare, alla fonte, le sue struggenti ballate. Qualcuno ha detto che il teatro vive di prestiti non restituiti: invertiamo la tendenza, questa volta, e rendiamo a Villon ciò che è di Villon». Alla sua arte si ispirarono le penne di Rabelais, Bertold Brecht e, di recente, quella di Fabrizio De Andrè che nel suo repertorio ha inserito la Ballata degli impiccati, adattamento della celebre Ballade des pendus.

Ad esempio, Brecht scrive premonitore che «François Villon morì non si sa dove/ avendo scampato per l’ultima volta la forca/ Ma la sua anima insolente resterà viva/ a lungo, come questa immortale canzonetta». Teatro dell’Orologio, via de’ Filippini 17/a (sala grande), fino al 28 gennaio. Dal martedì al sabato ore 20.30, domenica ore 17.30. Informazioni: 06.6875550.

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