TELEINVIATI OPPRESSI DA NEVE E SMOG

Come minimo c’è di che preoccuparsi. Si avvicinano le feste e nessun telegiornale ha fatto ancora un servizio sul pranzo di Natale, peraltro già finito nel menù del tempestivo Bruno Vespa. A parziale giustificazione di una dimenticanza comunque imperdonabile c’è da dire che ultimamente ci sono stati due colossali blocchi del traffico (uno per smog e uno per neve): quindi i migliori teleinviati sono stati spediti nelle piazze (cittadine) e nelle piazzuole (autostradali) per carpire i più succosi pareri agli automobilisti beccati in flagrante dai vigili urbani o ai loro colleghi colti di sopresa dalla neve. E come sempre, da entrambe le emergenze sono usciti servizi impeccabili e soprattutto originali. Il solerte cronista si avvicina a un tizio furibondo, fermo davanti a una macchina ferma, e mentre quello, bestemmiando come un turco, toglie la multa dal parabrezza e la caccia istericamente nella tasca del cappotto, gli chiede: «Lei lo sapeva del blocco?». In alternativa beccatevi un’altra primizia: «Per lei il blocco è utile?». Altrettanto inedite le risposte: «Sì, ma bisognerebbe farlo più spesso». Oppure: «No, fermarsi mezza giornata non serve a niente». Ragioni pratiche impongono di trasmettere in differita queste imperdibili inchiestine: cautela involontaria eppure provvidenziale, che evita al tiggì di essere sommerso dagli improperi degli intervistati. Altro giro, altro appostamento. L’implacabile reporter punta il microfono sulla faccia stravolta dell’automobilista semiassiderato, frantumando la sua residua pazienza: «Quante ore è rimasto in autostrada, bloccato dalla neve?», «Quanto ha aspettato prima che le portassero una bevanda calda?», «Aveva le catene?». Puntualmente furibonde le repliche, le poche scampate al tempestivo filtro della censura: «È una vergogna: non si possono lasciare al gelo dei bambini», «Ho aspettato delle ore, è uno scandalo», e perfino qualche estemporaneo «Mai visto niente del genere» che identifica al volo viandanti dalla memoria cortissima, oltre che incavolati neri. Dunque ora, toccando ferro, non dovrebbero esserci più ostacoli ai ghiotti sondaggi sul menù natalizio.

Che rischiano però di creare imbarazzi supplementari a disoccupati e precari, come ogni anno incerti già sull’antipasto: salmone scozzese o norvegese? Benvenute quindi le ricette dei grandi cuochi, da trecento euro (a testa) in su e i manicaretti delle casalinghe, per così dire comuni, chiamate a soddisfare la più ghiotta eppure sintetica curiosità telegiornalistica: «Lei cosa preparerà a Natale?». Ricevendo in cambio sterminati elenchi di antipasti, primi, secondi, dolci, frutta e vini da far salire il colesterolo anche a Gandhi redivivo. Buon appetito a tutti.

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