La misura di un campione si misura nella mancata accettazione di una sconfitta. Anche quando non è giornata, ma si lotta fino alla fine. Dopo quarantaquattro partite (di cui perse solo tre) e due set dall`inizio dell`anno, alla fine Superman si è inceppato. Accasciato sulla sedia con la testa che gira e il corpo che si fa molle. Una delusione, certo, ma l`importante è non aver nulla da rimproverarsi: Jannik Sinner alla fine ha perso, però non ha mai mollato. Da campione, appunto.
Wimbledon dunque resta ancora tabù per il numero uno del mondo, debilitato da qualcosa che gli si leggeva negli occhi fin dall`inizio del match di ieri: nonostante il primo set vinto al tie break, il ciondolare di Jannik, il suo boccheggiare dopo gli scambi lunghi, ha acceso una spia rossa sulla sua partita, e Daniil Medvedev si è accorto di tutto. Il malore all`inizio del terzo set, gli undici minuti di pausa per l`intervento medico negli spogliatoi, la notizia che già al mattino aveva saltato il riscaldamento previsto per poi farne uno breve prepartita, sembravano a quel punto solo il prologo della resa. E invece no, perché, non si lascia mai qualcosa di incompiuto. È stata comunque lotta, insomma, fino a quando le montagne russe di Medvedev (capace di mollare incredibilmente il quarto set) hanno trovato l`ultima spinta. Finisce allora 6-7, 6-4, 7-6, 2-6, 6-3, e Sinner forse può essere severo con se stesso solo per non aver trovato altro rimedio che continuare a sparare contro un muro, perché questo è Daniil quando è in giornata. Ma non era il solito Jannik, forse giusto la metà. E per vincere uno Slam, in due settimane, questo non puoi mai succedere. «Se vuoi batterlo la partita deve essere dura - ha detto Medvedev alla fine - e lo è stata. Poi mi sono reso conto che a un certo non si sentiva bene: così ho cercato di farlo soffrire e anche se lui ha ritrovato le forze son contento di averlo controllato, perché non riuscendo più a correre, sparava a tutta. Finalmente sono riuscito a vincere due partite sul Campo Centrale...». Dove troverà venerdì Alcaraz.
Sarà dunque semifinale senza Jannik, che comunque resterà sulla cima del ranking: «Ho dormito male, non stavo bene e mi sono sentito limitato, ma non è una scusa. Sfortuna? Non so: ho avuto le mie chance e potevo gestire meglio il tutto. Troverò le risposte, è stato comunque un torneo positivo: ora potrò rifarmi alle Olimpiadi». Triste, ma non (ab)battuto, e per fortuna che poi una monumentale Jasmine Paolini ha liquidato 6-2, 6-1 la Navarro in 58 minuti, per diventare la prima italiana in semifinale a Church Road e salire al numero 5 del mondo. Jasmine on fire, che ha giocato un tennis spietato contro la figlia di un miliardario italo americano che l`aveva battuta nelle prime tre sfide, segno che la finale al Roland Garros ha cambiato tutto. Un sogno festeggiato con un bellissimo sorriso, che ha rischiarato la giornata sul Campo Centrale: «Fino a pochi giorni fa non avevo mai vinto sull`erba, è talmente incredibile che non so cosa dire. Quando ero bambina vedevo le finali degli altri ed è davvero strano essere qui: ho giocato proprio un bel match...».
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